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ESCLUSIVA – Emilio De Leo: “In una settimana dalla Terza Categoria alla sfida con la Spagna”

A margine dell’allenamento mattutino tenuto da Benitez a Dimaro, abbiamo intercettato Emilio De Leo, collaboratore tecnico di Sinisa Mihajlovic, allenatore della Serbia. Una storia tutta da raccontare quella del giovane allenatore napoletano, classe 1978, con trascorsi nelle serie minori campane, che in una settimana si è ritrovato catapultato dalla Terza Categoria campana ad un mondo per lui tutto nuovo, internazionale, come collaboratore tecnico di Mihajlovic in un Serbia-Spagna. Andiamo a conoscerlo meglio, gustandoci quest’interessante intervista:

Dalla Terza Categoria alla sfida con la Spagna, catapultato in una realtà per te del tutto nuova. Parlaci delle tue esperienze e delle sensazioni che hai provato in questo grande salto.

“Ho portato avanti la mia carriera su un duplice piano: da un lato ho provato ad emergere passo dopo passo, mettendomi in gioco come tecnico e raggiungendo nel mio piccolo anche qualche risultato importante, come nel 2006-2007 lo scudetto Allievi a Cava, prendendomi qualche soddisfazione. Dall’altro lato ho iniziato qualche collaborazione a livello internazionale, pubblicando video e lavori via internet e da lì sono stato contattato da vari tecnici ed allenatori. In sostanza mi sono state commissionate delle esercitazioni, degli schemi e degli sviluppi tattici che ho provato a sviluppare nella realtà dove stavo allenando, ovviamente con diverse pressioni e tempi più dilatati che mi hanno permesso di maturare una certa esperienza; poi ho girato i miei lavori ai big del calcio, fino a che le varie collaborazioni mi hanno portato circa un anno e mezzo fa alla chiamata di Mihajlovic che mi ha voluto accanto a sè in questa avventura serba”

Le tue squadre hanno raggiunto risultati importantissimi, parlaci un po’ di quanto fatto

“Nel 2006-2007 con gli Allievi abbiamo ottenuto ventiquattro vittorie in ventiquattro partite, abbiamo vinto le fasi regionali, quelle nazionali e poi lo scudetto; l’anno scorso dopo il fallimento della SS Cavese 1919 ho ripreso tutto il gruppo di quell’annata, ripartendo con questo progetto e ottenendo nuovamente ventiquattro vittorie in ventiquattro partite con la nuova “Aquilotto Cavese””

Evidentemente questi dati hanno colpito i cosiddetti “big del calcio”, tra i quali lo stesso Mihajlovic e Fausto Salsano, assistente di Roberto Mancini. Questo salto da categorie basse ad internazionali non è da tutte. Per te cosa rappresenta?

“All’inizio rimarcare il salto mi sembrava un po’ come sminuire il mio lavoro, poi mi sono reso conto dall’esterno che romanzare il tutto poteva avere un appeal maggiore, facendo conoscere meglio le mie doti e capacità. Nella stessa settimana ho giocato contro l’ultima squadra di Terza Categoria e contro la Spagna, la miglior squadra al mondo. Al di là di tutto ho avuto sempre un approccio molto professionale e meticoloso, ho dovuto ingoiare alcune delusioni e talvolta mi sono sentito frustrato, come quando arrivavo ai campi degli Allievi e dei Giovanissimi con la televisione in spalla ed il dirigente di turno non risparmiava la battutina. Io però sapevo di mettermi in gioco e di dare un contributo di qualità a tanti ragazzi che ne avevano bisogno e lo meritavano; ho fatto sicuramente una palestra importante”

Cosa ti porti dietro del calcio campano e dell’esperienza nei dilettanti campani in giro per il mondo?

“Mi rimarrà sicuramente il rapporto umano, allenare tanti ragazzi delle nostre terre, dal talento immenso, ma in una realtà difficile e che va gestita al meglio è un’esperienza importantissima. In secondo luogo porterò con me la creatività mentale che ho acquisito in seduta d’allenamento, dove mancavano i tempi tecnici, i mezzi economici e serviva forte incisività in breve tempo con la necessità di raggiungere determinati obiettivi. Questo mi ha consentito di essere rapido e scaltro anche a livelli superiori, dove tutto è più semplice con migliori mezzi e attrezzature”

Parliamo adesso di Benitez: cosa rappresenta per questo Napoli, è l’uomo giusto? Come raccoglierà l’eredità di Mazzarri e come vedi il suo 4-2-3-1?

“E’ sicuramente l’uomo giusto, ha una mentalità vincente ed esperienza internazionale, elementi importantissimi per una società che vuole crescere e far bene anche in Europa. Per quanto riguarda il sistema di gioco, io sono un estimatore del 4-2-3-1, passare da una difesa a 3 che si basa sulle transizione verticali, sulle ripartenze e su un gioco in verticale ad un gioco che si basa sull’ampiezza, sul possesso palla e sulla qualità richiede un po’ di pazienza ma sono certo che i risultati arriveranno”

Intervista a cura di Dario Gambardella e Stefano D’Angelo.

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