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LA STORIA – De Martino e il suo sogno sempre ad un passo: il talent a Londra ora può lanciarlo

Il calcio ed il destino, un binomio spesso inscindibile. Di storie di calcio ne abbiamo lette e sentite tante: alcune emozionanti, altre meno; alcune curiose, intriganti, singolari, altre tristi, sfortunate. La storia che stiamo per raccontavi, forse, racchiude in sé tutto ciò. È la storia di Vincenzo De Martino, un calciatore napoletano classe 1985. Nato sotto l’ombra del Vesuvio, nel pieno degli anni di Maradona al Napoli, ben presto il piccolo Enzo si avvicina al mondo del calcio. E, come un neonato con un oggetto visto per la prima volta, lo studia, lo afferra, lo scruta e poi cerca di aprirlo per vedere cosa c’è dentro. Sempre sotto la guida di papà Domenico, un gran tifoso azzurro sempre presente al San Paolo. I suoi idoli? Roberto Baggio e Paolo Maldini“Non ricordo la mia prima volta allo stadio – ammette Enzo – papà mi ci portò che ero piccolissimo, mi rimangono solo delle istantanee impresse nella mia mente. Invece, ricordo benissimo Reggiana-Milan, la partita che ha visto nascere la mia fede rossonera”. Già, perchè nel 1993, De Martino segue mamma e papà che per motivi lavorativi si trasferiscono a Reggio Emilia.

MARAENZO – In una città nuova, dove non conosce nessuno o quasi, il pallone diventa il miglior amico di Enzo. È lui che gli consente di stringere nuove amicizie, è lui a riempirgli i pomeriggi trascorsi sul campo della parrocchia di Reggio Emilia. Ed è proprio lì che Domenico Mussini, detto «Il Mecco», una vera e propria istituzione del calcio reggiano, lo visiona, se ne innamora e lo porta alla Rosta Nuova (società che fungeva da settore giovanile per la Reggiana) dove Franco Lovisetto lo accoglie a braccia aperte. Il piccolo Enzo ha tanta voglia, il calcio ben presto diviene per lui una vera e propria ragione di vita. E lui si diverte a deliziare il pubblico, per lo più composto dai genitori che assistono alle partite. Il piccolo De Martino, soprannominato Maraenzo per il ruolo che ricopre, per il piede mancino e per le giocate e i numeri sicuramente singolari per un ragazzino, inizia a collezionare premi, riconoscimenti e attestati di stima a suon di gol. Tanto che nel 1997 il Parma manifesta a papà Domenico l’interesse verso il ragazzo avendo intenzione di tesserarlo. Ma qualcosa va storto.

ADDIO EMILIA – La vita del giovane calciatore, almeno dal punto di vista sportivo, cambia improvvisamente. Il papà, sempre per motivi lavorativi, è costretto a rientrare a Napoli. La famiglia De Martino, dunque, lascia l’Emilia ed Enzo non ancora dodicenne dice addio al sogno Parma. È una brutta botta per lui. Il ritorno a Napoli non è dei migliori. Il divario tra Nord e Sud in termini di organizzazione e strutture per ciò che concerne il calcio è evidente. Nonostante la giovanissima età, Enzo perde gli stimoli, l’entusiasmo che gli consentiva di distinguersi in Emilia e addirittura pensa di abbandonare il calcio.

L’ENTUSIASMO RITROVATO – È mister Chiaiese, dopo averlo osservato in una partita tra amici, a riaccendere la luce convincendolo a tornare a giocare nella Amici di Mugnano dove con Raffaele Palladino forma un grande tandem d’attacco. Nel 1998 viene tesserato dall’Internapoli. È qui che inizia a delinearsi anche il ruolo di De Martino: una mezzapunta veloce, abile nel dribbling e nei calci piazzati e dotato di una buona visione di gioco. Un vero e proprio regista d’attacco che va in gol con regolarità. Per due anni consecutivi, infatti, nel campionato Giovanissimi vince il titolo di capocannoniere. Le sue prestazioni non passano inosservate e Guglielmo Acri, ex ds del Pescara (con trascorsi negli staff tecnici di Lazio, Bari, Palermo e Ternana), lo porta al Giugliano, a quei tempi in C2. Qui De Martino gioca nella Berretti, due anni sotto età, e svolge alcune sedute di allenamento con la prima squadra insieme a giocatori del calibro di Giulio Migliaccio, Massimo Gobbi, Giuseppe Vives e Giorgio Corona. Ben presto su di lui piomba il Napoli, con cui Enzo si allena agli ordini di mister Giuseppe Massa, guida degli Allievi. C’è anche Diego Armando Maradona Jr. L’approdo al Napoli poteva essere la vera svolta nella carriera del calciatore, ma sorgono problemi con il Giugliano che non vuole liberarlo.

UN SOGNO SPEZZATO – L’occasione di una vita, tuttavia, sembra arrivare nell’estate del 2003. Giuseppe Fusco, fratello di Filippo, ex direttore sportivo del Bologna, lo porta all’Avellino allora in B. De Martino si allena con la Primavera di mister Paolucci e svolge il ritiro spalla a spalla con la prima squadra, allora affidata a Zdenek Zeman. Enzo si trova ad affrontare una preparazione fisica e atletica senza precedenti nella sua carriera, per i carichi di lavoro ordinati dal mister anche ai ragazzi della Primavera. De Martino gioca anche qualche amichevole pre-campionato. Poi una telefonata a papà Domenico, sono le 23.35 di una sera di mezz’estate: “Pronto?”. È fatta, Vincenzo De Martino sarà un giocatore dell’Avellino. “Questa è la vera svolta” pensa papà Domenico che non sta nei panni. “Era felice come un bambino, forse anche più di me” ammette Enzo. Poi, però, ne arriva un’altra di telefonata: “È tutto in stand-by, vi aggiorneremo”. Per Enzo è una doccia gelata. Aveva accarezzato il sogno, e poi… “Non conosco ancora i motivi di quella telefonata, mai li saprò. Io, però, mi sono fatto una vaga idea” commenta con l’amaro in bocca il povero Enzo. I suoi occhi dicono tutto, gli stessi del papà, pieni di delusione a distanza di oltre dieci anni.

IL REALITY – La vita, però, va avanti. Ma Enzo sembra rassegnarsi definitivamente dal punto di vista psicologico. È qui che iniziano gli anni in giro per le squadre di Serie D ed Eccellenza: dall’Ariano Irpino al Nola, passando per il Venafro e il Campobasso. Franco Melotti, scopritore tra gli altri di Gennaro Gattuso, lo portò a Torino per rilanciarlo nel 2005. L’entusiasmo di una volta, però, non c’è più. Enzo dopo qualche anno decide di andare a lavorare per non gravare sulla famiglia all’età di oltre 25 anni. Dopo aver militato tra le file della Centese in Emilia Romagna ed aver conseguito il patentino di allenatore Uefa B, ecco che però arriva un’altra chiamata. E’ l’amico di sempre: “Enzo, ho una proposta per te”. “Era Raffaele – sorride Enzo – mio grande amico e grande portiere. Mi comunicò di aver iscritto sia me che lui alle selezioni per un reality-show incentrato sul calcio”. Si tratta di Leyton Orient, un programma condotto da Simona Ventura e con la partecipazione tra gli altri di Fulvio Collovati, Nicola Berti, Giancarlo Padovan e Fabio Galante, andato in onda su Agon Channel sulla falsariga di Campioni – Il sogno a Mediaset. Il vincitore del reality avrebbe strappato un contratto con il Leyton Orient, squadra militante nella Serie B inglese. “Io ero scettico, non volevo andarci – ammette De Martino -. Ma poi è proprio Raffaele a convincerlo. I due partono alla volta di Roma dove al Foro Italico tengono le selezioni. Poi la telefonata. Un’altra. È il 19 Gennaio: “Vincenzo De Martino? Sei stato scelto, partirai per l’Inghilterra per partecipare al reality”. È così che gli occhi di Enzo tornano a brillare. Non sono più gli occhi di un bambino, questo è certo, ma gli occhi di chi vede riaccendere una speranza.

IL DIVERBIO CON LA VENTURA – Entra a far parte del programma il 12 Marzo, quando gli altri compagni di squadra hanno già svolto tre mesi di lavoro agli ordini di mister Angelo Gregucci. “Fermo restando che sarò sempre orgoglioso di essere stato scelto tra tanti calciatori, la formula del programma penalizza chi entra a reality già in corso – precisa -. È questo che cercavo di spiegare a Simona Ventura quando, dopo essere stato eliminato, affermai di accettare ma di non condividere la filosofia del format”. Già perchè con la nota presentatrice televisiva nacque un’accesa discussione in diretta televisiva (Clicca qui per vedere il video). La Ventura, ferita dall’affermazione del calciatore, sbottò. “Per me è già acqua passata, avrei voluto solo un confronto leggermente più disteso, tutto qui. Ma non mi rammarico. È stata un’esperienza importante sia dal punto di vista professionale che personale. E poi ho conosciuto persone eccezionali come Angelo Gregucci, un grande allenatore che merita palcoscenici importanti. Lo ringrazio per aver espresso attestati di stima per il sottoscritto anche in diretta televisiva”.

IL FUTURO – Dopo l’esperienza del reality, De Martino pensa al futuro. Ma non dimentica il passato: “Se potessi tornare indietro nel tempo rimarrei in Emilia. Il destino, però, mi ha costretto a tornare a Napoli, anche contro la mia volontà. Quello è il mio unico rimpianto –  ammette. Ora è alla ricerca di una squadra che gli possa dare fiducia, magari tra i professionisti. Si ispira ad Arjen Robben, ma per caratteristiche è un mix tra due mancini come Franco Brienza e Iago Falque: “Ovviamente con le dovute proporzioni – sorride divertito -. Non sono un ragazzo che vive di sogni, ho imparato a farne a meno già quando ero molto piccolo. Ne ho solo uno, fare felice mio padre ed accasarmi in una squadra importante, perchè papà ha sempre creduto in me. So di avere 29 anni, ma so anche di poter dare ancora tanto in questo mondo. Tendenzialmente nel calcio non c’è tanta meritocrazia. Però quest’anno ho ammirato una realtà come il Carpi che nel tempo ha costruito le sue fortune puntando su molti calciatori sconosciuti, dal nome non altisonante. Sarebbe bello entrare a far parte di una società con questa stessa filosofia”. Ad maiora, Enzo!

Servizio a cura di Stefano D’Angelo 

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