La fabbrica dei punti imperfetti. Chi (molto) più di altri se non il Napoli sprecone? Da queste parti c’è un modo di dire: «ti sei perso nelle cuciture». Appunto, nei punti (e scusate il gioco di parole), perché la stoffa c’è, e pure di una certa qualità. Nessuno può negarlo. Ma fanno difetto le finiture, con questi benedetti punti che paiono messi lì a casaccio. In alcuni tratti mancano parzialmente o del tutto, col risultato di rappresentare una classifica deficitaria, e di sicuro foriera di notevoli malumori se rapportata a quanto gli azzurri avrebbero dovuto effettivamente raccogliere. O, meglio, a ciò che in alcuni match nati storti (e così terminati), la squadra è stata capace di produrre sul terreno di gioco.
CAUSE. E dunque, vattela a prendere con chi? Beh, non si sa ancora bene. Non si capisce infatti dove inizi la malasorte (che pure ha colpito a ripetizione e parecchio duro), e dove finiscano i molti errori dei singoli, i limiti nell’impostazione tattica. Nonché i rigurgiti d’orgoglio di squadre avversarie abituate altrimenti a sonnecchiare nei bassifondi di classifica (Chievo, Palermo), le resurrezioni improvvise di bomber da molti mesi nascosti nell’ombra (Denis, Maxi Lopez etc…) e d’incanto trasformatisi in incontenibili giustizieri. Insomma, non si riesce a capire ancora bene perché questo Napoli piuttosto spesso e (mal)volentieri si ritrovi in folle, producendo molto rumore per nulla. Senza peraltro muoversi di un centimetro.
RIMPIANTI. Ce ne sarebbero talmente tanti, da riempire pagine su pagine. A cominciare dalla scorsa stagione. Ma no, abbondiamo pure, dai tempi di Mazzarri, quando si lasciavano per strada punti (con le piccole) che parevano scontatissimi. Meglio però occuparci della più stretta attualità. Ma il Napoli con quali avversarie ha perso punti preziosi? E già si potrebbe concordare sul fatto che sono state sprecate tante occasioni in maniera molto maldestra: con (nell’ordine) Chievo, Palermo, Inter e Atalanta, se proprio non vogliamo considerare l’amara Udine. La bellezza di quattro match sul totale di nove. Un’enormità. Forse non sarebbe giusto recriminare i tre punti per tutte le circostanze, ma per la gran parte sì. Almeno con Palermo (azzurri in vantaggio di due gol), Inter (un gol in più sino al recupero) e Atalanta. Con quel maledetto rigore. Tre pareggi che, trasformati in successi, avrebbero garantito ben sei punti in più. E gli azzurri adesso figurerebbero a un solo punto da Juve e Roma. Ma se già si fossero riusciti a strappare i tre punti in quel di Bergamo, si starebbe a cinque lunghezze dalle prime della classe. Non un’enormità. D’altro canto, si sa: con i se e con i ma, di storia se n’è sempre fatta ben poca. Molto meglio pensare a battere la Roma.
Fonte: Corriere dello Sport
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