Napoli, 25 settembre 2012. Località Fuorigrotta, Stadio San Paolo. E’ la solita bolgia, la nuova Lazio targata Petkovic cerca l’impresa. E allo scoccare del 4′ quasi ci spera: calcio d’angolo di Ledesma, l’onnipresente Klose inzucca con decisione, batte De Sanctis e gol. Gol? Ecco che in mezzo passo di lancetta scatta la furia napoletana con sceneggiata alla Mario Merola, Mazzarri furibondo e lo stesso portiere che implora arbitro, guardalinee, quarto uomo e giudice di porta. L’ha toccata con la mano Miro, ma che non gilelo annullate?
Flashback, in stile film di Quentin Tarantino, lasciamo la storia sospesa così. Mexico, 1986. Tredicesima edizione dei Mondiali di calcio, ai quarti di finale scontro al vertice tra Inghilterra e Argentina. E’ l’Argentina di Diego Armando Maradona, el Pibe de Oro, lui che con il Napoli conquisterà due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Solo quattro anni prima, era viva la sfida tra i due paesi. Non sul campo, ma in guerra. Il 2 aprile 1982 l’Argentina occupa le isole Falkland, dominio britannico. È la mossa ridicola e disperata di un regime che sta implodendo. Dopo un mese di trattative e l’ultimatum all’Argentina, è inevitabilmente guerra. Un mese dopo la flotta inglese bombarda per 19 ore consecutive la costa delle Falkland. Il 13 giugno gli inglesi hanno già annientato le difese militari argentine. Quel giorno invece la sfida è tutta sul rettangolo verde, il primo tempo finisce a reti inviolate ma al 51′ è Maradona a riscrivere la storia dell’Argentina: si getta su uno spiovente di Valdano deviato dalla difesa inglese e davanti a Shilton assesta un cazzotto al pallone che s’insacca alle spalle del portiere inglese. “E’ la Mano de Dios”, ammette candidamente. La Mano de Dios per riscattare il bombardamento inglese della Falkland. La partita finirà 2-1 per i biancocelesti, quel giorno Maradona segnò uno dei più bei gol della storia del calcio, quello del 2-0 dopo aver dribblato quattro avversari dalla trequarti. Nel 1986 l’Argentina vinse il Mondiale, vallo a dire a Maradona di ammettere di averla presa con la mano.
Passo in avanti, ma ancora in flashback anche se un po’ meno in bianco e nero. Napoli, 3 aprile 2011. Super sfida da Champions tra la Lazio e i partenopei al San Paolo. Quel giorno non si poteva presagire la maledizione-Banti. La gara non risparmia sorprese e colpi di scena. Siamo sul 2-2, Brocchi dalla lunga distanza lancia un bolide che sorprende De Sanctis impatta sotto la traversa supera la linea di porta e poi esce. Tutti, da Reja ai biancocelesti in campo, dai tifosi sugli spalti a quelli davanti la tv, non hanno alcun dubbio. Il pallone era clamorosamente dentro, aveva clamorosamente superato la linea di porta. Tutti se ne sono accorti, tranne il solito polemico Mazzarri, stranamente De Sanctis colpito fulmineamente da cecità, l’arbitro Banti e l’assistente Maggiani e il gol fu così annullato. Arriverà poi l’autogol di Aronica è vero, ma gli errori quel pomeriggio di primavera non si fermano lì. Anche il 3-3 del Napoli sarà a dir poco sospetto: Banti fischia un calcio di rigore per i partenopei, sotto la lente d’ingrandimento il fallo non troppo solare di Biava su Cavani. Sotto la lente d’ingrandimento ancor di più il sospetto fuorigioco del Matador prima del presunto fallo.
Salto nel presente, ancora Napoli, ancora San Paolo. Klose, la Mano de Dios e l’incoerenza dei partenopei. Ledesma batte il calcio d’angolo, il Panzer spizza di testa e sorprende De Sanctis. La palla è in rete, gol. Gol? Furia del portiere, furia – neanche a dirlo – di Mazzarri che altro che cinquanta sfumatura di grigio sul volto violaceo di rabbia.Classe e superiorità del campione, Miro ammette di averla toccata di mano. Gol annullato, poi come i rintocchi per un condannato a morte arriveranno uno dopo l’altro i gol di Cavani. Riflessioni post partita: complimenti Klose, sei un esempio per questo calcio marcio, sei un esempio per il calcioscomesse per le partite truccate per le sviste arbitrali, sei un esempio per tutti i bambini e lo dice pure Cambiasso. Complimenti Klose, sei un esempio di signorilità e di pieno stile Lazio. Ma poi un’altra riflessione sorge spontanea, quella sulla coerenza di un Napoli – guidato dal suo condottiero Mazzarri – sempre pronto a lottare contro i soprusi, le sviste arbitrali e gli errori di valutazione. De Sanctis perchè quel 3 aprile 2011 non hai ammesso a Banti che il pallone di Brocchi era nettamente dentro la porta? O Mazzarri perchè non hai detto a Banti che sempre quel giorno Cavani era in fuorigioco e dunque quel rigore non andava fischiato? La coerenza quella sconosciuta, in un mondo – e specialmente quello del calcio – che va avanti a trucchi imbrogli e furbizia, che valore ha il bel gesto di fair play di Klose?
Fonte: Lalaziosiamonoi
G.I.
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