In fondo Aurelio De Laurentiis aveva avvertito tutti, come fosse il trailer di un film: «A Pechino non ci andiamo». Visto che s’era poi ritrovato qui, se n’è andato, incavolato per l’arbitraggio, appena persa la Supercoppa. Sfumata quella, difficilmente vincerà quella del fair play. Al gong dell’overtime il Napoli ha infatti lasciato il prato rifiutandosi di partecipare alla cerimonia di premiazione: una roba mai vista (e la società rischia il deferimento). Se doveva essere lo spot del calcio made in Italy per «un mercato da 1,4 miliardi di persone», è stato tra i peggiori proiettati. Più che i cinesi sugli spalti, la maggior parte dei quali se n’era andata prima della chiusura della metropolitana, c’è rimasto male chi era davanti alla tv, e la Juve. «Noi a Roma, finale di Coppa Italia, abbiamo perso eppure ci siamo fermati – ha detto Massimo Carrera – e abbiamo battuto le mani ai vincitori, cui bisogna dare merito». S’è sorpreso anche chi era in campo: «Mi spiace – ha spiegato Claudio Marchisio – perché il rispetto è la cosa più importante. Noi siamo usciti alla premiazione della Coppa Italia, così come abbiamo fatto alla finale dell’Europeo, contro la Spagna, nonostante una sconfitta molto pesante. Però eravamo lì ad applaudire».
Mica è moralismo da quattro soldi, o etica sportiva da mercato del falso (di Pechino), se avevano facce strane pure i giocatori del Napoli. De Sanctis, alla fine, ha scosso la testa, uscendo dal campo, dopo che Gigi Buffon l’aveva rincorso davanti al tunnel degli spogliatoi. A giudicare dalla gestualità, il portiere bianconero era arrabbiato. Come dire: state facendo una cavolata. Non c’è stato verso, De Laurentiis aveva emesso l’editto: niente cerimonia. L’unico a non prendersela più di tanto è stato Maurizio Beretta: «Peccato la coda della serata – ha argomentato il presidente di Lega – ma lo spettacolo della partita ha prevalso». Che la sfida sia stata molto divertente è vero, ma a volte di un bel film ti resta in mente il pessimo finale. Vedendo la scenetta, con una sola squadra sul prato, e aspettando invano l’altra, s’erano stufati anche i superstiti sulle tribune che hanno iniziato a prendere in giro i boss della Lega: «Levate gli ombrelli», cantavano i cinesi. Quelli in giacca e cravatta sul palco erano gli unici ad averli.
De Laurentiis aveva già lasciato il cinema, passando davanti a Mazzarri, che era salito in tribuna dopo essere stato espulso, e senza salutarlo: l’allenatore non ci deve essere rimasto benissimo, se poi l’ha inseguito. Peggior clima pure di quello atmosferico, anche per l’ultimo episodio, all’uscita degli spogliatoi: Carrera incrocia Mazzarri e gli allunga la mano per la stretta, rifiutata. S’erano pizzicati un po’ alla vigilia, per via delle spie all’allenamento della Juve. A domanda Rai, per la cui telecronaca i bianconeri pare non siano stati felicissimi, s’è invece acceso Beppe Marotta, ascoltati i lamenti arbitrali: «Altre proteste di De Laurentiis, oltre il fatto di non presentarsi alla premiazione? Non lo so. In campo c’erano sei arbitri, compresi quelli vicino alle porte. E il rigore poteva starci». Andarsene via, un po’ meno.
Fonte: Massimiliano Nerozzi per La Stampa
La Redazione
M.V.
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