La “maledizione” delle Piccole. Il Napoli ne sembra perseguitato. E pensare che da quella “maledizione” bisognava assolutamente guarire per sentirsi realmente Grandi. Lo diceva spesso Fabio Capello, uno che sapeva come vincere gli scudetti: si arriva al traguardo superando di slancio gli ostacoli più bassi, che sono quelli più numerosi e insidiosi, perché gli scontri-diretti, in fondo, possono orientare la conclusione di un campionato solo in determinate condizioni. Invece, il Napoli sembra aver avuto una ricaduta nel malanno che lo scorso anno gli ha impedito l’accesso alla zona Champions. Domenica è stato il Torino (due punti in meno, un pari giunto quando la vittoria sembrava contabilizzata in classifica) ma sette giorni prima era stata l’Atalanta (tre punti in meno, un successo costruito dai bergamaschi con un gol segnato dopo appena diciannove minuti di gioco, quindi ampiamente rimontabile nei settantuno successivi). Ma prima ancora ci aveva pensato il Catania a rallentare la corsa della squadra di Mazzarri in una sfida che pure si era messa in una maniera molto favorevole, ottantotto minuti in superiorità numerica, dopo l’espulsione rapidissima di Alvarez. In tutto, sette punti lasciati sul tavolo, sette punti che contribuiscono in misura decisiva al distacco creatosi con la prima (la Juventus) e al sorpasso subìto ad opera dell’Inter (alla quarta di campionato addirittura quattro punti indietro). Il motore si è inceppato più o meno nello stesso modo in cui si inceppò lo scorso anno. Il Napoli fatica maledettamente contro le squadre che non danno spazi, che pianificano il risultato minimo del pari nell’attesa di trovare l’occasione per il risultato massimo. Lo scorso anno c’era la giustificazione della Champions, reale, fondata. Ma il problema si è ripresentato, senza Champions.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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