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La speranza di Benitez: “Il mio obiettivo è di recuperare Hamsik, so cosa può dare per il Napoli”

"Io allenatore della Spagna? Del Bosque è un mio amico, spero resti altri 10 anni"

DUE COME LORO. Sembra d’immaginarla: lettera aperta a Gonzalo Higuain, parole e riflessioni di Rafa Benitez, che per farsi ascoltare – stavolta – non deve arrabbiarsi come domenica sera, dopo il 2-2 con l’Empoli, ma sussurrare ciò che pensa. E poi c’è un messaggio, mica subliminale, per Marek Hamsik, coccolato con la tenerezza che si deve ad un capitano. «Io so cosa può darci e lui è un uomo serio, perbene, un professionista. La formazione contro lo Slovan Bratislava non la conosco ma so per certo che ci sarà Hamsik e poi altri dieci che vedremo».

DEBUTTO. Perché poi c’è una partita, che comunque ha un senso: va vinta, per tenersi stretto il primo posto ed evitare di ritrovarsi una Grande nel prossimo turno; c’è da rimescolare il Napoli, perché dopo tre giorni si giocherà a San Siro, contro il Milan, ed il campionato è una priorità. «Ma io vivo una gara per volta ed è inutile che mi chiediate cosa preferisco tra i vari obiettivi: oggi voglio battere lo Slovan». Ci proverà mischiando la formazione, consegnando la porta per la prima volta ad Andujar – ma senza che ciò metta in dubbio la fiducia in Rafael – perché si può fare («ci penserò») e poi saranno novanta minuti utili per cancellare l’Empoli: «Ci manca il mestiere, in certi casi: domenica, in ventitré minuti, quelli iniziali, abbiamo tirato sei volte in porta. Sembrava avessimo la gara sotto controllo. E allora, andiamo per gradi: ora lo Slovan, poi dovremmo riconquistare posizioni in classifica e il 22 dicembre c’è la finale di Supercoppa».

IO STO QUA. Ma c’è anche il futuro che chiama, quello che si staglia al di là di Doha e di ogni legittimo calcolo: perché mentre intorno si cerca di individuare un uomo che sappia fungere da collante o da guisa spirituale, c’è una panchina che dal 30 giugno non avrà un padrone e leggende metropolitane che sorgono qua e là. Una su tutte: rimane ancora un anno, poi va ad allenare la nazionale spagnola… «Qui è importante costruire non per vincere un solo anno, ma nei prossimi venticinque. Si deve lavorare tutti assieme per costruire… Mi piacerebbe vincere lo scudetto, chiaro… Ma di questi argomenti non parlo: Vicente è amico mio e se restasse per altri dieci anni al suo posto, io sarei contento». Intanto, c’è altro a cui pensare: Higuain, Hamsik, il fattore acca verrebbe da dire, come quell’handicap da rimuovere da «dentro» il Napoli, senza ricorrere a Freud.

Fonte: Corrieredellosport.it
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