Ricevi improvvisamente l’ultima stilettata, da Roma, lo spagnolo Rafa che pur aveva collaborato con Bigon, all’Hilton e all’Ata (via iphone), ha scosso il “caprottone”, si è messo in mutande e con i fidi Pecchia e gli spagnoli al fianco sta preparando il Napoli 2013 – 2014, o sudamericano che dir si voglia. Sudamericano perché almeno il 60 per 100 della funzionalità dell’attacco partenopeo risiede nell’impegno di Gonzalo Higuain. Dietro ai due, a mordere le sue terga, Insigne, Pandev, Callejon e Mertens. Specie il primo pare stia facendo faville. Intanto le smentite si assommano e aumentano. Dopo quella secca di De Laurentiis sul rapporto con Cannavaro, l’altra per il contratto di Zuniga. I crolli dei sacri templi non dovettero certo suscitare i clamori esplosi per il tuffo del centravanti argentino sugli scogli di Capri. Retour dalla Sardegna, questa volta, e non da Ischia (o Telese come avrebbe fatto piacere al patron, estimatore delle cantine di Mastroberardino). E dopo Higuain ecco l’ultima per Cannavaro. Partirà riserva; e chi lo ha detto? Qualche “coglioncello capitolino”? Cannavaro è uno splendido atleta. Certo tra i migliori (quale rendimento) avuti a Napoli negli ultimi 9 anni. Ha un fisico sano. Una volontà ammirevole. Un esempio per tutti sotto ogni aspetto. Cannavaro è stato il titolare 2012-13 e sa bene che i giovani Uvini e Fernandez oltre a Britos muoveranno al suo assalto. Lo facciano, con tutti i notevoli mezzi che loro dispongono. Il primo ad aprire loro la strada, se questi altri sudamericani riusciranno a trovarla, sarà Cannavaro, del quale Rafa Benitez sa di potersi fidare. Ma creare questi malumori non è simpatico, diciamolo. E così si va avanti tra smentite e non si ha il tempo di parlare di calcio, come in realtà deve fare un giornalista sportivo che si rispetti.
Parlare di calcio certo non è facile. Bisogna averne conoscenza diretta e teorica. Bisogna aver corso, calciato, litigato, lottato sui campi. E poi riflettuto. E se tutto questo non hai fatto, chiaro che cercherai sempre di spostare il discorso, portandolo non diciamo sul piano politico, che se non avresti fatto un altro giornalismo ma su quello dello inghippo dialettico, della stortura malevola, dell’inganno, del contropiede giornalistico come usa sostenere un mio amico nordista. E naturalmente farai casino e basta. Non altro. E la verità, che è fatta di cose semplici, si farà sempre luce, col tempo. E tu sarai allo scoperto. Per sempre.
Di calcio, adesso, bisognerà pur incominciare a parlare, porco mondo!
E’ in gestazione il campionato 2013 – 2014 e tutte sono al lavoro. Compreso la Juve di Conte e di Andrea Agnelli e il Milan di Allegri. Galliani non negherà che nella lotta per lo scudetto c’è anche l’Inter. Infine la Fiorentina di Montella alla sua stagione più dura e…. coscienziosa, e la Roma di Rudi Garcia, amicone di non si sa chi e non altrettanto dei romani! Il Napoli è tra queste, ardito, fiero e pignolo. Anche se per Benitez, un po’ come per Mazzarri, è forse giunta l’ora della verità. Rafa è un fior di allenatore, tra i più coraggiosi da me conosciuti in Italia e nel mondo. Rassomiglia a Nereo Rocco, che però era triestino. La sua apparente bonomia, che qualche volta può essere scambiata per eccessiva ingenuità, non deve ingannare. Benitez ha voluto ed ottenuto quanto desiderava e, tra i tanti, la cessione di Gargano, Donadel e Calaiò.
Dicevamo di Benitez: anche lui, esige, in questa stagione, il massimo. De Laurentiis lo ha quasi accontentato in tutto.
Il Napoli nasce così anche da queste riflessioni. C’è già chi parla, in astratto, come accade sovente, di quattro punte. Certo, quattro e anche cinque. Ma non in linea. Del resto come potrebbe il Napoli giocare in quel modo? Il Napoli di punte vere, se le informazioni non sono errate, ha il solo Higuain (di Zapata non so ed a gennaio potrebbe tornare Edu Vargas!). Altri veri attaccanti non ne possiede. Poi c’è Insigne, disposto ad inserirsi nei varchi che gli altri gli creeranno, e Hamsik, sempre disponibile per la bordata da fuori e dentro l’area. Restano Inler, centrocampista ormai quasi perfetto, Behrami e il recuperato Pandev. Come si può parlare di quattro punte non so veramente.
Certo è spassoso, almeno quanto i titoli ricorrenti su un quotidiano, durante il campionato. Una stagione importante sarà questa anche per Hamsik, che sembra un tantino incline ad abatineggiare. Non dovrà.
Partiti dall’attacco, e non per ordine di importanza ché nel calcio è sempre più decisivo il gioco difensivo, ma solo per motivi di novità, arretriamo come i gamberi e rendiamoci conto che il centrocampo mostra qualche vuoto. Occorre un mediano marcante e Inler e Dzemaili non lo sono. A meno che Rafa non ci riservi qualche invenzione? Può: come forse sarà bene inventare, meglio dire “costruire”, qualcosina in difesa, per il ruolo di centrale difensivo. Mi sbaglierò ma ho proprio la sensazione che tra Albiol e Cannavaro possa venire fuori una gradita sorpresa per evitare che qualche povera anima non deve sempre rischiare la vita per mettere la pezza alle distrazioni del pur bravo Britos. Restano gli esterni: a essi si chiede meno brillantezza e più tenuta nella loro zona, e soprattutto del diretto avversario. Questa non è che la introduzione al gioco del Napoli 2013 – 2014. Per dire di più bisognerà almeno andarlo a vedere un paio di volte. Lo schema, infatti, del nuovo Napoli scaturirà anche dalle inclinazioni che mostreranno i singoli, giocando. Vedremo se qualcuno si presterà a fare l’acrobata in area e in tal caso useremo i cross lunghi sotto porta. Vedremo come fare per consentire l’esplosione della botta da lontano non solo a Inler ma anche a Hamsik. Vedremo se a Insigne riuscirà più facile entrare nei varchi che Higuain non cederà molto volentieri o in quelli di Hamsik. Per adesso limitiamoci a questa veloce disamina. Il resto verrà dopo, a tempo debito.
Ferdinando Troise
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