Al mattino, a Roma, alle 11, la prima audizione davanti alla Disciplinare. La sera, alle 20,45, l’ultima sfida di Europa League con il Psv al San Paolo. Niente da dire: sarà davvero un 6 dicembre con i fiocchi quello che attende il Napoli e i suoi tifosi. In quel giorno prende il via il processo sportivo al club azzurro, a Grava e Cannavaro e all’ex terzo portiere Matteo Gianello, deferiti dal superprocuratore federale, Stefano Palazzi, lo scorso 25 ottobre.
Diciassette i deferimenti in totale, 11 tesserati (tra gli altri, c’è anche Agostinelli) e 6 club rinviati a giudizio (oltre al Napoli, l’Albinoleffe, il Portogruaro, il Crotone, la Spal e l’Avesa) per responsabilità oggettiva. I numeri dicono molto, se non tutto: dicono che nelle 2 partite prese in esame (una è Napoli-Sampdoria, l’altra Portogruaro-Crotone) dalla Procura Figc nell’analisi del filone di Napoli del calcioscommesse, la regola della mano pesante (la stessa adottata in riferimento a Cremona e Bari) è stata rispettata in pieno.
Trema, il Napoli. Il procedimento che prende il via tra più di un mese rischia, nel peggiore delle ipotesi, di costare una penalizzazione alla società del presidente De Laurentiis. «Fino a ora non abbiamo neppure preso in considerazione l’ipotesi del patteggiamento. Mancano più di 30 giorni e con i dirigenti del Napoli ci incontreremo presto per stabilire una linea difensiva», spiega Mattia Grassani, legale di fiducia del patron.
Stefano Palazzi, secondo indiscrezioni, potrebbe chiedere per il Napoli due punti di penalizzazione per il tentato illecito a cui è stato rinviato a giudizio Matteo Gianello e non meno 200mila euro di multa per le omesse denunce di Cannavaro e Grava (che rischiano tra i 3 e i 4 mesi di stop). Questo è il quadro accusatorio. Il Napoli insiste e si difende strenuamente: «È assurdo, siamo parte lesa». Tutto ruota, come è ormai noto, sulle ammissioni di Gianello rese ai pm napoletani dopo le informative di polizia depositate in procura il 24 maggio e il 14 settembre del 2010. E dove tra l’altro si svela come sia nata l’inchiesta. In un bar, quando Gianello paga il conto di un aperitivo al poliziotto infiltrato. «Matteo, ma paghi sempre tu? Non è giusto anche se il mio stipendio non è come il tuo». Da qui il poliziotto prosegue raccontando che il portiere voleva festeggiare, per sua ammissione «la vincita di una bolletta». Si legge ancora nell’informativa allegata alla richiesta dei deferimenti: «Mi disse che aveva personalmente contattato i difensori Grava e Cannavaro, oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti un netto rifiuto», in vista di Sampdoria-Napoli. Poco importa che l’illecito non è andato in porto. La preoccupazione principale per il Napoli è che la Disciplinare, la prima istanza di giudizio sportivo, raramente ha ribaltato la linea della fiducia ai pentiti tenuta dalla Procura federale. Matteo Gianello, di fatto, viene considerato un pentito. Ma poi c’è la Corte federale e in ultima istanza il Tnas.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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