NAPOLI – Le mani, i piedi e un talento smodato che galleggia nell’aria d’un san Paolo impregnato di sincerità. La paura fa novantantré minuti di Swansea, è un thriller che si prende la scena: ma quando ormai è finita, e nulla può ancora accadere, la spruzzata d’onestà intellettuale che Pepe Reina cosparge nell’analisi a piene mani è una lezione da mandare a memoria. «Ho avuto paura di non farcela, loro hanno giocato un gran calcio e penso che meritassero loro» . Campioni si nasce e poi si resta tali quando il «peggio» è passato e la notte è ormai tenerissima: Napoli 3, Swansea 1, però c’è dell’altro, c’è una verità stridente con la realtà, ma c’è anche la voglia matta di urlare Mal vento la propria gioia, quella di Insigne, rifilando un dolce pallonetto e scalciando la sorte: «Sono felicissimo per il gol, che è servito per andare avanti. E’ stata dura, però ce l’abbiamo fatta» .
RECORD – E’ stata sofferenza allo stato puro, poi il risultato dica ciò che voglia, ma è stato, per un po’, Insigne contro tutti, talvolta pure contro se stesso (lo suggerisce l’egoismo), è stato un Insigne-show con la sesta rete stagionale che gli vale un primato mica da poco, perché c’è ora uno scugnizzo di Frattamaggiore ch’è l’unico italiano ad aver segnato in quattro manifestazioni ed è proprio lui. «Io penso esclusivamente alla qualificazione e questo successo ci dà energia. Abbiamo dovuto subire, ma siamo stati tenaci: posso solo dire grazie ai miei compagni, perché assieme ci siamo regalati una gioia indescrivibile».
OCCHIO – La passione è un poster dispiegato in novantatré minuti di Napoli-Swansea, una cartolina per il calcio avvincente, con sbalzi (eccessivi) d’umore, con le emozioni sballottolate in qualsiasi angolo d’un san Paolo ch’è il teatro d’una sfida avvincente: il «canto del cigno» è nella coda, in quel finale da rischiare le coronarie, in quella sintesi perfetta di Pepe Reina, eroe mica per caso, che vola ovunque, pure sulla radiografia d’un match perdutamente bello e però terribilmente pericoloso. «Siamo una squadra dalla mentalità offensiva, ma abbiamo giocato una sfida straordinaria contro un avversario al quale vanno riconosciuti i meriti. Non c’è in particolare una parata che mi è piaciuta di più, a me piacciono tutte; e poi io penso alla squadra, non a me stesso. Una precisazione, se possibile: non vado a dormire con la maglia di Balotelli, ma la conservo, perché il premio che mi son fatto dare per avergli parato il rigore».
SCUGNIZZO – Raccontarla una partita del genere, dopo averla vissuta, dopo averla indirizzata: pallonetto per l’1-0, quasi fatta, prima che si svegliasse lo Swansea, che Reina tutelasse il capolavoro dello scugnizzo, che Higuain gli desse valore. Rivederla una partita così è ancora un brivido che percorre la schiena di Lorenzino Insigne, il piccolo-grande uomo d’un match infinito: «Abbiamo subito tanto ma creato altrettanto. Tutti diamo quel che possiamo, il mister ci chiede sacrificio e magari a volte arriviamo stremati, poco lucidi. Ma è importante che i risultati arrivino e siamo riusciti a centrare l’obiettivo degli ottavi di finale. Ora ci tocca il Porto e cominceremo a pensarci quando verrà il momento: ma siamo in corsa su tre fronti, siamo sospesi tra la rincorsa al secondo posto, la possibilità di proseguire in Europa League e l’occasione di rivincere la coppa Italia. Possiamo toglierci grandissime soddisfazioni».
Fonte: Corriere dello Sport
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