Non viene per chiudere i conti. Non viene per far pace col fisco. E la sua non è neppure una resa: se Diego Armando Maradona confermerà la sua intenzione di rimettere piede a Napoli, oggi pomeriggio, lo farà per lanciare un’altra sfida. Alla sua maniera. Ci sono voluti altri 7 anni di difese, sentenze, ricorsi, nascondimenti, silenzi sdegnati e relativi commenti più o meno fondati di colpevolisti e innocentisti prima di convincerlo che è arrivato il momento di ritornare. Non certo per dire la sua: quello lo fa sempre. A ogni occasione. E quando non lo fa lui, ci pensa il suo legale napoletano, Angelo Pisani. Gli indizi, questa volta, dicono che il Pibe de oro, il calciatore più forte di tutti i tempi, sta per rivedere il Vesuvio e il lungomare della città che lo ha eletto imperatore assoluto del pallone: c’è l’acquisto del posto in business class sul volo Emirates che atterra quest’oggi alle ore 12,35 all’aeroporto di Fiumicino. E c’è la suite prenotata all’hotel Royal, lo stesso albergo dove ha trascorso la prima notte napoletana, il 5 luglio del 1984.
Alla fine, nella maniera più semplice, in linea con il personaggio e non con le strategie di fuga che in realtà non gli appartengono, Maradona torna a Napoli (manca dal giugno del 2005, per la gara d’addio di Ciro Ferrara) per sfidare l’Erario e Equitalia che da lui pretendono circa 40 milioni di euro. Per il Fisco italiano è un evasore fiscale, per i suoi legali è un cittadino perseguitato ingiustamente. «Non hanno prove per perseguirmi o perseguitarmi. Mi stanno rubando la possibilità di rivedere la gente di Napoli che io amo», ha detto l’ultima volta che ha preso posizione sulla vicenda. E così ha deciso che è arrivato il momento di non farsi «rubare» più da nessuno questo desiderio. Lui ha voglia di tornare, figurarsi i napoletani che voglia hanno di rivederlo.
«Io non sono una vittima, sto dicendo quella verità che qualcuno sta nascondendo. E nascondere è come rubare. Chi dice di avere le prove lo dimostri all’Italia e al mondo». La sfida di Maradona è racchiusa proprio in questo pensiero. E lo ribadirà oggi dall’Italia, ammesso che non cambi idea prima di prendere quel volo.
Già, può capitare. È già capitato tante altre volte che El Pibe faccia dietrofront. Non sarebbe una sorpresa. Perché, come racconta uno dei suoi amici argentini qui a Napoli, l’ex calciatore José Alberti «sono proprio i suoi legali argentini, che ho incontrato appena una settimana fa, a ritenere poco conveniente un suo ritorno in Italia in questi giorni».
Perché quella tra Maradona e il Fisco italiano ora è davvero una guerra. Fatta persino di interpretazioni differenti su sentenze dalla Corte di Cassazione. Insomma, un gran putiferio di carte dove ognuno pensa di avere ragione. Una guerra santa, quella con il Fisco. Un po’ come quando da solo sfidò l’Inghilterra al Mondiale del Messico. La «manos de Dios», con la sveltezza di mente e di mano che contraddistingue i geni, il dio Diego lesse in un amen la situazione e morse come un cobra: «Loro ci avevano fatto un sacco di cose brutte: anche se non volevamo che fosse una rivincita politica, sapevamo che loro erano inglesi…». Rivalità antica, che solo quattro anni prima era sfociata nella guerra delle Falkland (o Malvinas). Ecco perché, ringhia il Pibe, «mentre i miei compagni stentavano a festeggiare sentendosi un po’ dei ladri, io ho detto loro: tranquilli, chi ruba a un ladrone ha cento anni di perdono».
Maradona è fatto così. E in sette anni i napoletani hanno imparato solo ad amarlo. Oggi difficilmente troverà i soliti finanziari a Fiumicino: non ci sono nuove cartella esattoriali da notificarli e secondo Pisani «non è possibile pignorargli niente». La linea di Diego è chiara: «I miei avvocati mi hanno detto che non rischio nulla. E allora adesso vengo per dire al mondo che Maradona non ha paura di nessuno». Il suo viaggio a Napoli sarà come un blitz: dovrebbe ripartire già domani sera, volo di ritorno prenotato alle ore 20,45. Più o meno 32 ore. Dunque, per lui niente Napoli-Juve. Nel frattempo andrà al Comune e poi domani mattina terrà una conferenza stampa.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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