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La sfida contro il Milan sarà un derby per Pandev

Mazzarri ha sempre creduto nel macedone e le sue ultime gare gli stanno dando ragione

Re Goran è tornato a dettare la sua legge. E con il sinistro, il suo scettro sopraffino, ha toccato e messo in ginocchio l’Atalanta e il Genoa: tempismo perfetto, avrà pensato Mazzarri, l’uomo (e il tecnico) che in una sera d’estate romana, nel corso dell’incontro decisivo con De Laurentiis, aveva chiesto come condizione imprescindibile per restare a Napoli la conferma immediata di Pandev. Re Goran, per l’appunto. Nonché il signor dopo-Lavezzi: un fuoriclasse che, dopo una stagione trascorsa a combattere con un problema fisico sempre minimizzato, pur essendo altamente penalizzante, è venuto fuori nel momento più duro, più complesso, liberando prima (con l’Atalanta) e lanciando poi (con il Genoa) il Napoli in orbita. E ora, il Milan e San Siro: per lui, reduce del Triplete con Mourinho, sarà un piacere vero giocare questa sorta di derby personale. Per se stesso, per la Champions, per Mazzarri. 

PATTO D’ACCIAIO – Sì, perché se Goran Pandev alla fine è riuscito a tornare su livelli che gli competono, è di certo merito suo ma anche dell’allenatore che ha creduto in lui e nelle sue capacità senza soluzione di continuità: il tecnico azzurro ha sempre puntato sul macedone, anche nei momenti in cui i tormenti di una caviglia – la sinistra – gli impedivano di esprimere quel genio sregolato che per il calcio è una delizia. Mazzarri lo ha spronato e lo atteso, Pandev ci ha creduto e ha lottato. Patto d’acciaio. Del resto, che Goran sia un uomo di principi, uno che sa ricambiare e non soltanto incassare, era parso chiaro sin dai tempi dell’Inter: Mou l’aveva voluto a ogni costo e lui gli ha dedicato anima e corpo. E ancora oggi un rispetto e un affetto infiniti. 

FIDUCIA RIPAGATA – Ecco, con Mazzarri sta accedendo più o meno la stessa cosa. Ed è per questo che ancor più dello splendido gol con il Genoa è il 3-2 realizzato da Pandev nei minuti finali da incubo della partita con l’Atalanta, pur essendo stato probabilmente tra i più semplici e stilisticamente meno raffinati della sua carriera, a racchiudere un significato particolare: quella zampata a porta spalancata ha sostanzialmente permesso al Napoli di uscire dalla crisi, di tornare alla vittoria dopo un digiuno di cinque partite e a Goran di riassaporare la gioia personale dopo ben 160 giorni di astinenza (l’ultima volta era andato a segno con l’Udinese, ancora al San Paolo, il 7 ottobre 2012). Un gol, tre trionfi: della squadra; del giocatore; dell’allenatore. 

 

IL MILANESE – E ora, la partita cruciale. Quella che potrebbe valere l’allungo decisivo verso il secondo posto da Champions dorata e dunque una stagione e un bel pezzo di futuro. Per Pandev, tornare a Milano equivale a un ritorno a casa: perché a San Siro, con la maglia dell’Inter, lui ha scritto la storia insieme con l’Inter del Triplete. Una sorta di derby, la partita con il Milan, ma soprattutto l’occasione di mettere la firma in calce al già grande, grandissimo campionato del Napoli: tocca a gente come lui, incoronato leader agli albori della stagione dai compagni, per doti ed esperienza, dettare il ritmo nel momento fondamentale. 

I RIGORI – Pandev, milanese di Macedonia innamorato pazzo di Napoli, ne è perfettamente consapevole. «Sta benissimo, è in forma e soddisfatto. E all’occorrenza potrebbe tirare anche i rigori, se servisse. Lo ha fatto in ogni competizione mondiale» , ha detto il suo manager, Carlo Pallavicino a Radio Kiss Kiss Napoli. Sì, Re Goran è di nuovo sul trono. E vuole conquistare San Siro. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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