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«La serie A siamo noi»

Le 5 big infuriate con Beretta: esproprio proletario a favore delle piccole

MILANO – Inter, Milan, Juve Napoli e Roma. Se a breve ci fosse un super-campionato con sole cinque squadre? Fantacalcio? Forse, probabile. Non per il presidente della Juve, Andrea Agnelli, che ieri se n’è uscito con un «niente è precluso» dopo l’ennesima spaccatura nella sede milanese della Lega Calcio. Con il voto decisivo del presidente Maurizio Beretta è passata la delibera per l’assegnazione a tre agenzie demoscopiche (Doxa, Crespi e Sport und Markt) della definizione dei bacini d’utenza e di avviare così il metodo di ripartizione degli ultimi 200 milioni di euro della torta dei diritti televisivi.
Da una parte le big-five della serie A, dall’altra tutte le altre 15 società, le cosiddette piccole. «Stiamo dialogando e abbiamo una posizione compatta con Inter, Milan, Napoli e Roma. Valutiamo ogni possibilità. Un’uscita dalla Lega? Pensiamo anche a questo, non dobbiamo porci nessun limite», rincara la dose Agnelli al termine del Cda bianconero. «Beretta se ne assumerà le responsabilità, anche patrimoniali», tuona l’ad del Milan, Adriano Galliani, uscendo dagli uffici di via Rosellini a braccetto col collega interista, Ernesto Paolillo. Nemici sul campo, alleati quando si tratta di soldi. «Smentendo se stesso, dopo essersi astenuto nell’ultimo consiglio, ora Beretta si è schierato – aggiunge Galliani -. È un presidente che da tempo lavora a Unicredit da mattina a sera e in Lega non c’è mai. Ora ha premiato un sistema surrettizio per fregare soldi alle grandi. Questo è un esproprio proletario. Finiremo la storia in tribunale». «Assenteista io? Ma se da due mesi chiedo di essere avvicendato… Era un atto dovuto», la replica di Beretta che ha aggiunto come non potesse più tenere ferma una delibera dopo che la Corte di Giustizia Federale, interpellata da Milan, Juve, Inter, Napoli e Roma, aveva ritenuto legittimo il voto assembleare del 15 aprile scorso.
A favore delle piccole si espone il presidente del Cagliari, Massimo Cellino: «Ci contestano il fatto che siamo 15 peones che votano contro cinque di sangue blu». Il patron del Palermo, Maurizio Zamparini, per una volta prova a fare il pompiere: «Bisogna ancora trovare un accordo, la spaccatura non porta da nessuna parte».

Fonte: leggo

La Redazione

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