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La sentenza: vendita del vecchio Napoli nel 2002, Naldi batte Corbelli in appello

È riemersa ieri in un’aula della Corte d’appello di Roma la vicenda della cessione del vecchio Napoli – dichiarato fallito il 3 agosto 2004 a causa di un indebitamento per 60 milioni di euro – da Giorgio Corbelli, il patron romagnolo di Telemarket, a Salvatore Naldi, l’imprenditore alberghiero napoletano, che fino a quell’accordo siglato nella primavera 2002 aveva spiccata passione per un solo sport, l’equitazione.

La Seconda sezione civile (presidente Sergio Brescia) ha parzialmente accolto il ricorso presentato dai legali di Naldi, il professore Massimo Zaccheo e l’avvocato Carlo Bavetta, secondo atto della causa con l’ex socio Corbelli, che chiedeva il pagamento della seconda tranche stabilita nel contratto siglato il 30 maggio 2002, pari a 30.987.414 euro (più interessi di mora, per complessivi 48 milioni). Per la Corte d’appello di Roma, Naldi non deve versare quella cifra perché c’era una situazione patrimoniale e debitoria non veritiera della Ssc Napoli, con debiti più ingenti, come evidenziato nella puntuale relazione dell’amministratore giudiziario Gustavo Minervini (in particolare con perdite reali per 31.205.588 euro e non per 16.720.266).

I legali dell’imprenditore alberghiero (tra i quali l’avvocato Carlo Carile in rappresentanza della società Cerc) avevano chiesto anche la restituzione della prima tranche di 30 milioni, ma la Corte l’ha negata, escludendo che vi sia stato il raggiro. In primo grado il 9 luglio 2009 il tribunale di Roma aveva condannato Naldi al pagamento della seconda tranche di 31 milioni a Sportinvest SA, la società lussemburghese che faceva capo a Corbelli. Pochi mesi dopo il legale di Naldi, il professore Berardino Libonati (poi sostituito dal professore Zaccheo), aveva presentato il ricorso, accolto ieri.

Diventato presidente nel 2002, l’imprenditore alberghiero ha guidato il club fino al 2004, quando arrivò la sentenza della Settima sezione fallimentare del tribunale di Napoli: non c’era più la possibilità di far vivere il club, che peraltro negli ultimi anni aveva disputato una sola stagione in serie A (2000-2001). Si aprì un’asta per l’assegnazione del titolo sportivo della Ssc Napoli, vinta dal produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis, che avrebbe pagato circa 32 milioni quel “pezzo di carta” che era in realtà un pezzo di storia.

Fonte: Il Mattino

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