Testa e cuore: perché per dimenticare Eindhoven e lasciarsela alle spalle (definitivamente) serviranno le gambe ed anche il cervello, il corpo e però pure la mente, l’istinto ma anche il carattere. Tenera è la notte, eh sì, nonostante il 3-0 e l’amarezza conservata “dentro”: ma mentre intorno, nell’aeroporto di Amsterdam, il silenzio è rotto (?) solo dall’eco del “Philips Stadion”, quella voce che s’intrufola tra i pensieri sparsi e spinge Cavani a sorridere, a fare ok con il pollice destro, è un messaggio che incoraggia i sonnambuli del tifo arrivati sin lì per rincuorare il Napoli: «Edi, non ti preoccupare. E pensaci tu». Le luci della ribalta internazionale si spengono con la spruzzata di buon’umore popolare e quelle del san Paolo già illuminano el matador e la sua voglia matta di riprendersi la scena per farsi cullare dalle tenebre: c’è Napoli-Udinese e tutto torna, persino qualche coincidenza (legata a precedenti più o meno recenti) nella quale l’ottimismo va a specchiarsi.
RISVEGLIO – L’alba del nuovo giorno è in un venerdì stranito dall’effetto d’una sconfitta ridonante e dolorosa ma il calcio del Terzo Millennio concede occasioni a ripetizione e, manco il tempo di inquietarsi, c’è subito la ghiotta opportunità per ridestarsi, per riafferrare il proprio Napoli come nel marzo scorso, dopo lo choc di Stamford Bridge e l’eliminazione dalla Champions League ai supplementari, quando la scossa del matador finì per colpire l’Udinese (al Friuli) avanti di due gol, poi graziata dal dischetto ed infine strapazzata con una punizione dal limite area ed una percussione prepotente in area, un cenno indiscutibile della immensità d’un attaccante straripante.
REPETITA JUVANT – I fuoriclasse sanno bene come si fa e a Cavani l’abitudine di rialzarsi in fretta è scandita dagli archivi, da precedenti “pesanti” che sottolineano la statura d’un leader capace di rispondere con i fatti alle disavventure calcistiche: il 4 novembre del 2011, pure all’epoca d’Europa League si trattava, sulla pelle del Napoli ci sono i segni che ha lasciato Gerrard e la sua tripletta utile per ribaltare lo scatto di Lavezzi e rendere complessa la qualificazione ai sedicesimi. Ma, ovviamente, ci pensa Cavani a restituire la serenità perduta e a domare il Parma al san Paolo, pure in quella circostanza con una doppietta, con la freddezza che va riconosciuta al bomber e con l’autorevolezza che quel «fenomeno» mostra a ritmo forsennato.
I RECORD – E chi se non Cavani, sette reti in questo bimestre “attivo” avviato a Pechino con un contropiede fulminante contro la Juventus e poi scandito dalla sua “mania” che l’ha condotto sino a settantadue gol complessivi, dunque tra le stelle d’una storia che va conquistata a modo suo, avvicinando il più possibile Maradona che resta distante e però non più irraggiungibile a quota centoquindici, il traguardo posto come obiettivo nel giorno dell’annuncio della firma sul contratto in scadenza 2017: «Io ho scelto di restare qua perché qui sto bene e perché questa città mi ama. Per ricambiare, voglio fare qualcosa d’importante: voglio provare a battere Diego, per lasciare un segno, una traccia, per raccontare ai miei figli che son stato capace di tanto e perché poi Napoli non dimentica». Ma Eindhoven va invece rimossa di slancio, depurandosi di quelle scorie che comunque restano: e per immergersi nel san Paolo e restituirgli un’atmosfera magica, chi meglio di Cavani?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.