E’ diventata una gara tra chi è più bravo a depistare, con molti personaggi coinvolti e altrettanti vicoli ciechi. Ma alla fine di un’altra giornata di telefonate, riunioni e viaggi, tra ammiccamenti e indiscrezioni, non dovrebbero esserci più dubbi: la Roma ha puntato su Zdenek Zeman, che ha già comunicato al Pescara di essere pronto all’addio, e sta per portarselo a casa. L’annuncio ufficiale è atteso tra domani e mercoledì, sempre che non succedano situazioni incontrollabili. In ogni caso, serviranno ancora poche ore di pazienza per conoscere il nome del nuovo allenatore.
LE MOSSE – Ieri Baldini e Sabatini erano a Madrid – sono rientrati a Fiumicino nel tardo pomeriggio e hanno parlato sia a Villas Boas che a Bielsa, oltre che all’amico Guardiola che si è informato sulla conclusione della vicenda Luis Enrique. Con Bielsa c’è stato addirittura un incontro in mattinata, poche ore dopo la finale di Coppa del Re persa contro il Barcellona. Mentre con Villas Boas è stato praticamente impossibile trattare, perché le sue condizioni di un progetto subito vincente non si sposavano con le esigenze della Roma, Bielsa è sembrato più interessato del previsto dall’idea di trasferirsi in città. Tanto da tenere in sospeso il presidente dell’Athletic, Josu Urrutia, che in giornata ha detto di «sperare di trovare un accordo con l’allenatore per continuare insieme: avremo un incontro nelle prossime ore per trattare il rinnovo del contratto» . La risposta di Bielsa alla Roma, a cui era chiesta la disponibilità senza impegno immediato, è stata interlocutoria. Riparliamone. Eppure ora è Baldini a non essere convinto di prenderlo.
L’ORIENTAMENTO – C’è un motivo semplice e umano. La Roma, che nel frattempo ha “liberato” Montella chiedendogli di non sentirsi più vincolato, ha considerato che la scelta di Zeman è meno rischiosa nella stagione della ricostruzione. Non tanto per l’impatto ambientale – anche Bielsa e Villas Boas sarebbero accolti dai tifosi con tutti gli onori – quanto per la garanzia di un rendimento accettabile della squadra nel breve periodo. Un allenatore straniero, straniero nel senso che viene dall’estero, avrebbe diritto a un periodo di rodaggio e adattamento. E la Roma sa di non avere più tempo da sacrificare. Dopo il settimo posto di Luis Enrique, Zeman garantisce una crescita di livello e una valorizzazione dei giocatori di cui la società (e anche la proprietà) ha bisogno per rilanciarsi. Offre un tipo di calcio, propositivo e affascinante, che non rinnegherebbe l’ «utopia» sbandierata insistentemente lo scorso anno. Tornerebbe a Trigoria, 13 anni dopo la dolorosa separazione dalla Roma di Franco Sensi, senza grandi pretese, economiche e progettuali, che hanno frenato l’approccio a Villas Boas e anche a Montella. Il contratto annuale, in questo senso, è per definizione una garanzia di provvisorietà: nel 2013, si potrà discutere un altro futuro con altre premesse. Tutto questo alla Roma, sconvolta dalle dimissioni di Luis Enrique e spiazzata dalla reazione di Montella, piace moltissimo.
I CONTATTI – Da parte di Zeman, ovviamente, Baldini ha incassato subito disponibilità ed entusiasmo: nei contatti diretti e anche in quelli indiretti, attraverso amici comuni. Nei suoi pensieri la Roma, a maggior ragione perché c’è Totti «a cui voglio molto bene» , è sempre stata presente. Perché Zeman, lasciando Trigoria nel 1999, era sicuro di non aver completato il suo lavoro. Stavolta gli dovrebbe essere concessa l’occasione di continuarlo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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