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La scelta del patron: «Il mio nuovo tecnico, napoletanità e attributi»

«Importante è come si gestisce il gruppo meglio se è anche poliglotta»

De Laurentiis a tutto campo. Sereno e sorridente. Parla del nuovo tecnico, di Cavani, della stagione conclusa, di quella che verrà. Il tecnico. «La caratteristica fondamentale del nuovo allenatore? Dovrà avere un grande amore per la napoletanità e radicarsi nel territorio, imparando anche il napoletano. In questo senso il fatto di essere poliglotta è meglio, sarebbe avvantaggiato…». Il riferimento è a Benitez anche se il presidente azzurro non lo nomima. E poi allarga il cerchio degli allenatori elencando una serie infinita di nomi. «Ne ho contattati tanti. Gli italiani? Tutti, tutti quanti, ho sentito tutti quanti, anche Lopez, pure se non ha il patentino, ma poi non ho approfondito la cosa per evitare uno sgrabo a Cellino… Avevo capito da tempo che Mazzarri non avrebbe rinnovato e ho cominciato i sondaggi. Ho parlato con Benitez. Abbiamo sentito Blanc, Pellegrini, Villa Boas, Deschamps, Di Matteo. Ho telefonato a Klopp, mi ha risposto che non si muove del Borussia Dortmund fino al 2016».
De Laurentiis parla dell’allenatore e spiega quello che è il suo pensiero in merito. «L’allenatore secondo me incide per il quindici per cento sull’aspetto tecnico. Fondamentale è il suo apporto a livello umano nel gruppo, l’importante è che lo spogliatoio sia sereno, a volte serve anche la durezza. I calciatori devono condividere un progetto che sia utile a tutti». Anche un’indicazione tecnica. «Il modulo? Non mi interessa questo, l’allenatore deve avere gli attributi, mi interessa solo questo e cioè che il tecnico abbia gli attributi. Il nuovo allenatore arriverà in tempi brevi. Solo una volta ho sbagliato la scelta ma poi ho rimediato subito. Adesso torno a Londra, poi andrò negli Stati Uniti, in Italia tornerò il 16 giugno». Parla anche di Mazzarri. «Gli avevo proposto un contratto di due anni, ma avevo subito capito le sue intenzioni e ho iniziato a guardarmi intorno. Bisogna capire se c’è simpatia per convivere sotto lo stesso tetto. Con Mazzarri bastava uno sguardo per intenderci, poi ognuno di noi ha le sue convinzioni. Non è vero che voglio fare solo una squadra di giovani da far crescere e poi vendere dopo tre anni. Balotelli è quello che è da sempre. Se uno come Lamela lo fai giocare, è un grande calciatore. Quando parlo di giovani, mi riferisco a calciatori già pronti per l’uso».
Un bilancio della stagione conclusa. «Bilancio ottimo. Mi è piaciuto tutto, un gruppo di lavoro straordinario. Sono molto soddisfatto. Andiamo avanti, ci sentiamo a nostro agio e partiamo da una base forte. Andrà affrontato il problema della Champions. Dobbiamo trovare la chiave di lettura per fare bene in tutte e due le competizioni, capire il modello migliore da seguire. Una verità che non conosce nessuno, quanti giocatori servono e come suddividerli? Forse ce l’hanno un paio di gruppi in Europa. Questo è il problema da affrontare nei prossimi 36 mesi, in attesa che il calcio cambi. Qualcuno dice che bisognerebbe ridurre le squadre della serie A da 20 a 18, io ne vorrei 16 da subito». Rapidissimo passaggio sul mercato. A una domanda precisa su Dzeko, il presidente azzurro risponde così. «Dipende se resta Cavani, altrimenti fanno a cazzotti. Se resta lui non arriva nessuno. Aspettate, dovete avere pazienza, verrà fuori un buon ragù». Ancora su Cavani e sul fatto che non appare nella locandina del ritiro in Trentino. «L’anno scorso non c’era per le Olimpiadi, lo incontrai a Cardiff. Quest’estate avrà la Confederation Cup che termina a fine giugno».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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