Due-tre anni fa quando nel Napoli entrava in campo, da titolare o da sostituto, c’era un attimo di apprensione generale, una tensione quasi palpabile che dall’allenatore si trasferiva alla squadra, dalla squadra ai tifosi, dai tifosi all’intero stadio, per scaricarsi inesorabilmente tutta addosso a lui. Così l’errore o la disattenzione difensiva arrivava immancabilmente, alimentando quel circolo vizioso che conduceva ad altre esclusioni, a nuove prove e nuove esitazioni. Federico Fernandez ora se la ride: lui, nel Mondiale brasiliano,è, per usare un termine mazzarriano, il titolarissimo, punto fermo di un’Argentina che punta dritto alla Coppa, senza essere messo minimamente in discussione. La difesa sarà anche considerata dai critici il punto più debole della Seleccion, ma per il ct Sabella Fernandez non si tocca. Se la gode, «el flaco». Twittando le foto dell’ultimo allenamento della sua Nazionale accanto a Higuain e Lavezzi, alla pari con i campionissimi riconosciuti dal mondo pallonaro. È lontano il 2011, quando appena arrivato sul Golfo dall’Estudiante per 3 milioni, esordì senza convincere nella difesa a tre. Mazzarri è stato il più critico verso Fernandez, il più diffidente, utilizzandolo con il contagocce e solo per estrema necessità preferendogli Campagnaro, Cannavaro, Britos, Rinaudo, Gamberini. Lui, 1,90, origini italiane, magro, riservato, non ha mai mugugnato. Però doveva soffrire la mancanza di fiducia. Tanto da scendere in campo con una tensione eccessiva per giocare al top. Il secondo anno mazzarriano si era concluso con 2 presenze e un trasferimento al Getafe a gennaio. È stato Benitez a credere nel ragazzo argentino. Complice il cambio di modulo e magari quelle alchimie statistiche elaborate in complicati algoritmi tanto care a Rafa, che facevano pendere dalla parte di Federico. Che, da parte sua, continuava a essere il titolare fisso nell’Argentina, apprezzato da Sabella molto più dei critici calcistici napoletani e italiani. Nel nuovo Napoli è arrivato a quota 36 presenze, tra Campionato, Champions, Europa League, Coppa Italia, acquisendo sempre più sicurezza. Nel frattempo quei compagni che un tempo erano preferiti a lui in formazione, hanno preso altre vie. Lui, Federico, è invece uno dei protagonisti del Mundial. In Brasile c’è anche Campagnaro, ma è stato utilizzato solo per un tempo contro la Bosnia. «ElFlato», invece, non si muove: ha disputato 390’ su 390’, sempre in campo dall’inizio alla fine, nelle partite facili e in quelle più sofferte anche per la difesa. E nei quarti con il Belgio è confermato in formazione con l’ingrato compito di cercare di fermare il folletto Mertens, compagno di squadra e di tweet per un intero anno.
Fonte: Il Mattino
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