Volare, oh oh: l’Italia, osservata da lassù, è un Paese meravigliosamente bello, scrutato con l’autorevolezza da riconoscere ad una capolista; e quel microuniverso di concorrenti che insegue a distanza (già) ragguardevole, l’orizzonte da fissare nel capoccione è l’appuntamento con un altro pezzettino di storia: «Vogliamo fare qualcosa di speciale. Sappiamo che la Juventus è favorita, ma…» . Ma la prossima fermata, Torino, 20 ottobre, una notte per fantasticare ancora, una ninnananna da canticchiare assieme alla «sua» Napoli: è una vigilia eterna, infinita che pesa, eccome, e che diventa per ora un tarlo, un tormento da trasformare in estasi. Eh già, non c’è verso di gustarsi il 2-1 sull’Udinese, né quella testimonianza di bontà offerta nel bimestre iniziale della stagione per dimostrare d’essere sulla superstrada giusta, la Napoli-Torino (bianconera); eh no, perché non sarebbe Mazzarri se, consumata una fatica, scaricato lo stress, digerita la sconfitta in Olanda, divorata l’adrenalina, non abbia già pronta la nuova scarica d’altissima tensione: e stavolta, diamine, c’è la Partita, il Kolossal attuale del calcio nostrano o, se gradite e non vi sembra di esagerare, il Classico in verde, bianco e rosso.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro