Mazzarri, eravamo rimasti a Pechino…
«E alle accuse successive nei nostri confronti di mancanza di spirito olimpico: mi verrebbe da fare una battuta. Probabilmente non siamo entrati perché i calciatori erano tutti sotto la doccia».
Vabbé: chiaro riferimento alla Juventus e alla spiegazione data nel ’98 alla mancata presenza alla premiazione in Supercoppa.
«Solo la risposta a chi non guarda nel proprio orto».
Nel suo invece cosa vede?
«Intanto mi sarebbe piaciuto scoprire quale tipo di comportamento avrebbe avuto chi ha parlato, se avesse subito ciò ch’è toccato a noi».
Le sensazioni postume a sette giorni di distanza.
«Che il Napoli risulti cornuto e mazziato, come s’usa dire con sintesi estrema e chiarissima. Perché non è finita lì ma ci porteremo le squalifiche di quella serata anche a Palermo, in campionato».
Se le dessero la possibilità di tornare indietro, rifarebbe – o rifareste – proprio tutto?
«Io penso che la società non abbia alcun ripensamento sulla scelta di sabato passato. E credo anche che sia stata presa la decisione migliore. Perché se fossimo rientrati, magari continuando a parlare con l’arbitro, visti gli sviluppi, non so come sarebbe andata a finire».
Neanche un passo indietro, dunque…
«Vi svelo un aneddoto: quando sono estato espulso, arrivato in tribuna, ho dato un’occhiata al cellullare. Sono stato subissato da messaggi, mi invitavano a ritirare la squadra. Non eravamo gli unici a ragionare in certi termini».
Ha rivisto la partita?
«Non una volta, come sono abituato a fare, ma quattro o cinque volte. Ed ho riscontrato una enorme iniquità nelle valutazioni».
La reazione a freddo?
«Sono stato zitto una settimana intera, ho riflettuto e sofferto. C’è stato un momento in cui ho pensato alle dimissioni. Poi sono andato in vacanza in un feudo juventino e i tifosi bianconeri mi hanno spinto a cambiare idea: venivano a scusarsi, mi dicevano che volevano vincere ma non così. E’ stata una iniezione di coraggio per me, vuol dire che posso rimanere e dare un contributo al rinnovamento. Si può cambiare qualcosa».
Cosa non le è andato giù?
«Una precisazione: la nostra protesta non aveva come obiettivo i nostri avversari. A loro è stato concesso di fare il proprio gioco, nessun rilievo per la Juve. Ma nelle partite di calcio gli arbitri devono essere super partes. Le regole non vanno interpretate, ma applicate».
I punti-chiave?
«Io non mi soffermo sugli episodi: può succedere che Tagliavento non veda il rigore su Behrami e Rizzoli scorga quello meno evidente su Vucinic. Ma non si accettano i due pesi e le due misure. Se un mio calciatore viene espulso per aver detto qualcosa al guardalinee, ammesso che ciò sia accaduto, identica decisione va assunta per un calciatore dell’altra squadra che, e l’hanno visto tutti, ha avuto da ridire con un collaboratore del direttore di gara in maniera decisa. Però il labiale del macedone è bastato per mostrare il rosso e altro no…».
Voleva dimettersi e ora resta per….
«Perché ho ancora voglia di vincere nel modo giusto Mi auguro che questa esperienza possa essere utile per il futuro. Serve attenzione e rigore. Una volta si parlava di sudditanza psicologica in certe situazioni».
Teme che al “nido d’uccello” si sia accesa una spia per il futuro.
«E’ stato un episodio, una giornata storta capita a chiunque. Però poi leggo il referto arbitrale e scopro che Mazzoleni avrebbe ascoltato alcune mie frasi irriguardose. Impossibile. Semmai le ha sentite il guardalinee. Ci sono inesattezze pazzesche nei verbali. Io non ho applaudito dopo che sono stato sbattuto fuori, l’ho fatto dopo il 2-2. Ma allora la nostra parola non vale, noi non contiamo nulla: così è se vi pare».
E’ un atto d’accusa duro.
«Sono delle umanissime considerazioni: c’era una terna di altissimo livello, un quarto uomo con il quale ho dialogato in maniera corretta ed in un bel clima. Ma è capitato di tutto e sempre contro di noi: un rigore dubbio a sfavore, uno visibile che sfugge, Pandev fuori, i falli su Zuniga non sanzionati. E alla fine della serata anche il fulmine a ciel sereno su Dossena».
L’avete anche un po’ buttata voi?
«Fino al 2-2, la Juventus aveva sofferto, avevamo avuto occasioni, e probabilmente avremmo vinto noi. Vero è che qualcuno dei miei ha mostrato di essere in lieve ritardo, però non mi preoccupo perché siamo appena ad agosto ed è normalissimo: faremo un grande campionato, abbiamo dentro le motivazioni giuste. E a Pechino senza certe decisioni….».
Carrera ha parlato di caccia all’uomo…
«Avrà visto un’altra partita. I cartellini sono stati indirizzati in direzione unica. Dal primo all’ultimo minuto. E nella fase decisiva non è andata come dice quel signore lì, come si chiama…? Ciò che è capitato a Pechino non deve più ripetersi: non possono esistere differenze tra tizio e caio, tra un calciatore normale e un campione conclamato».
Dice John Elkhann: Cammarelle è andato sul podio…
«E intanto il paragone con il pugile italiano sottolinea che chi ha subito il torto stiamo stati noi. Ma mi sia consentito altro: da che pulpito viene la predica? Qui c’è chi sostiene di aver vinto 30 scudetti, quando invece ci sono sentenze che riducono i successi a 28».
Stasera si rigioca…
«Proverò a mandare in campo quelli che poi dovranno esserci a Palermo. Ho già in mente la formazione e faremo delle prove: a sinistra toccherà ad Aronica o a Behrami; e il fatto di non poter schierare assieme Insigne e Cavani è un finto problema: perché uno, Lorenzo, ha già mostrato di aver capito e l’altro, Edinson, è da due anni con noi, gli basta tornare in campo e sapere fare i movimenti che gli spettano».
Lo spirito olimpico, Mazzarri, ce l’ha….?
«C’è un limite a tutto. E, per cortesia, che nessuno trasformi queste mie valutazioni in vittimismo: non è nel mio stile, né in quello del Napoli».
A proposito, con i giovani le piace lavorare?
«Ma quante volte devo ripetere certi discorsi? E quanti ragazzi ho lanciato? E non è forse vero che siamo cresciuti con un gruppo di talenti e però d’età media non paragonabile ad altre? La Juventus ha vinto lo scudetto e quanti ragazzi aveva nella formazione titolare? Questa storia dei vecchi comincia anche un po’ a stancare».
La linea verdele va bene?
«E’ difficile vincere se devi far crescere dei calciatori e formarli. Ma noi l’abbiamo pure fatto: Cavani s’è affermato definitivamente qui a Napoli; e prima, quando i Lavezzi e gli Hamsik erano in fase di maturazione, non si era andati olte l’ottavo posto.
Con Gargano come va?
«Bene, benissimo. Lui gioca se dimostra di star meglio, come ho sempre fatto. Ed io a Gargano in questi tre anni ho fatto fare un centinaio di presenze e c’era chi mi criticava. Io non penso se uno vuole restare o andar via, decido osservando le prestazioni».
Che campionato sarà?
«Lo vedo affascinante e difficile, competitivo e anche ingarbugliato. Possono esserci molte outisder. E, come dice Hamsik, che è un ragazzo intelligente, noi ce la giocheremo con tutte».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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