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La Repubblica – La versione di Aurelio. Le ricostruzione dei misfatti di Capodichino secondo De Laurentiis

Si è imposto di restare in silenzio, in attesa di confrontarsi con i suoi avvocati e concordare una strategia difensiva, nel giorno in cui la Procura affida il caso al pm Francesca De Renzis, che procederà anche per lesioni. Aurelio De Laurentiis ha lasciato il Trentino e si è trasferito a Lacco Ameno, ospite del Global Festival del cinema. Una full immersion tra sole e mare, che però non l’ha sottratto alla tempesta mediatica e alle critiche di cui continua a essere bersaglio. Il presidente del Napoli, accusato con un duro comunicato dal sindacato di polizia di avere aggredito fisicamente due agenti, sabato scorso all’aeroporto di Capodichino, si è limitato a ostentare tranquillità e ottimismo. “Tanto la verità verrà fuori comunque, alla fine…”. Tira aria di resa dei conti in tribunale. Non è infatti da escludere una contro-querela da parte del numero uno azzurro, convinto di non essere stato l’unico a esagerare. La versione di De Laurentiis sarebbe parzialmente diversa da quella comunicata dalla polizia: perlomeno in tre punti. L’agente donna si era già fatta male da sola (distorsione alla caviglia) all’esterno dell’aeroporto, dove De Laurentiis l’aveva incrociata e poi soccorsa, chiedendo l’intervento dello staff medico della squadra. Differente pure la ricostruzione degli eventi successivi. De Laurentiis, entrato col suo numeroso seguito a Capodichino, s’è diretto verso il varco di servizio da cui passa di solito: un trattamento privilegiato che gli è stato concesso dalle autorità dello scalo, un po’ per cortesia e anche per ragioni di ordine pubblico. Ma questa volta è nato un intoppo. I bagagli erano infatti più ingombranti e voluminosi rispetto ai viaggi precedenti, visto che il patron era in partenza per il lungo ritiro a Dimaro. Il funzionario di turno gli ha dunque dovuto negare il permesso, opponendosi pure alla successiva richiesta di trasportare le valigie sotto bordo, con un pulmino. «E allora me le porti lei», avrebbe detto a quel punto ironicamente De Laurentiis, perdendo poi le staffe dopo il terzo e inevitabile rifiuto ricevuto dall’agente. «Non mi serve più a niente: è inutile a questo punto che continui a seguirmi passo dopo passo. Può andarsene…». L’agente, impegnato nel suo lavoro di scorta, non ha però desistito. E poco dopo ci sarebbe scappata l’aggressione di De Laurentiis: gomitata alla gola, secondo la prima versione. Il presidente avrebbe invece raccontato al suo entourage di avere sì allontanato in malo modo il poliziotto: ma senza colpirlo, mettendogli “solo” un braccio intorno al collo. Tra i due è finita lì, inutili i tentativi successivi di riconciliazione.

Fonte: La Repubblica

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