Apprezzabile l’autocritica di Marek Hamsik sul suo sito ufficiale. «Purtroppo abbiamo giocato male, la nostra prova non è stata da team in lotta per la Champions. È un peccato aver perso momentaneamente la terza posizione in classifica», ha ammesso con grande amarezza il capitano, senza peraltro commentare l’inedita contestazione di Fuorigrotta nei suoi confronti. Lo slovacco ha avuto 24 ore per pensarci su e per voltare pagina, come i suoi compagni. Finora le critiche s’erano concentrate solo su società e tecnico, risparmiando i calciatori. Stavolta è toccato a loro, invece, incassare la protesta dei tifosi. Per un’ora, contro l’Empoli, si è esibito al San Paolo il Napoli più brutto della stagione: a pari demerito con quello sconfitto a Berna dallo Young Boys in Europa League. Ma allora c’era stata perlomeno la fragile giustificazione del turn over. Domenica no: Benitez aveva infatti mandato in campo quasi tutti i suoi big ed è stato tradito innanzitutto da loro, come era peraltro successo già in altre occasioni nelle sfide con le piccole.
Albiol, Callejon e Hamsik sono stati gli uomini in meno, invece di trascinare fuori dai guai il resto della squadra. E nemmeno Higuain, quando s’è alzato nella ripresa dalla panchina, ha trovato forza e voglia per risultare determinante: perdendosi a sua volta nell’anonimato. Soltanto la grande generosità di Zapata e De Guzman, precari e gregari nelle gerarchie del gruppo, ha consentito agli azzurri di evitare se non altro la sconfitta. Per l’attaccante colombiano s’è trattato del secondo exploit personale di seguito, sei giorni dopo il pari salvatutti di Genova con la Sampdoria. Anche l’olandese sta prendendo però la buona abitudine di diventare decisivo ed è già riuscito a collezionare 6 reti (tra Coppa e campionato) con un minutaggio assai più basso rispetto ai suoi illustri compagni. I big fanno flop e le seconde linee stupiscono, nel discontinuo Napoli di Benitez. Ce ne sarebbe già abbastanza per ribaltare le gerarchie e stavolta l’allenatore spagnolo potrebbe pensarci sul serio, anche senza alzare la voce o cambiare i suoi soliti metodi. Ma farebbe notizia pure una rivoluzione gentile: più di sostanza che di forma.
Fonte: La Repubblica
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