Nel dopo partita con la Samp, davanti a me, in piedi in mixed zone, passa Lorenzo Insigne e la sua famiglia e passa Paolo Cannavaro, figlio di Pasquale, difensore centrale come i figli, nel 1977 all’Arzanese prima e all’Afragolese poi; a loro due rivolgo una frase che usava dire spesso un grande maestro di giornalismo, Guido Prestisimone: “E tu, tu napoletano, tu meridionale non sarai mai quello che potresti essere se non imparerai a credere in te stesso”.
Guido, adesso, è su una nuvoletta; lui, antico studioso delle cose di casa sua.
La frase mi è venuta in mente dopo aver assistito a Napoli – Sampdoria, con in campo Lorenzo Insigne, titolare si e no del Napoli, ventunenne, dopo aver visto e sofferto lo stupore di tanti altri napoletani. Ma come non hanno fatto giocare Insigne! E, i giornali (quando scrivo la parola giornale, mi riferisco ai colti e agli incliti, intendo carta stampata, giornali radio, telegiornali e siti web, cioè portali di informazione; chiaro?!?), ipocritamente, offesi per tanto sgarbo.
Dopo la partita, continuo a dire a Lorenzo Insigne: “E tu, tu napoletano, tu meridionale non sarai mai quello che potresti essere se non imparerai a credere in te stesso”.
Stesso ragionamento all’incirca per Paolo Cannavaro. Ora quello che maggiormente sbigottisce è lo stupore di quei giornali che certo non hanno aiutato e non aiutano molto Cannavaro.
Non attenua la nostra irritazione di napoletani, il campionato. Il muro della Samp resiste. La questione con i doriani non viene risolta. Spiace molto, però, ascoltare, nel dopo gara, il capitano della Samp Gastaldello: “non siamo venuti a fare le comparse; non era nelle nostre intenzioni assistere alla loro festa. Gliel’abbiamo rovinata. E, poi, a noi, mancano ancora 11 punti per ritenerci salvi”.
Il Napoli, nella partita con la Samp, non è riuscito a insuperbirsi. Sottolineando la quantità e la qualità del mancato successo. Viene anche voglia, mentre un Napoli senza “sfizio”, s’accinge a scendere in campo a Plzen, di ritornare per qualche opportuno chiarimento su quella partita.
Senza star lì a decifrare il sesso e l’anagrafe, ma opportunamente sottolineando la prestazione di Behrami, sceso in campo e protagonista di una grande partita, nonostante l’indolenzimento.
Dal canto suo Lorenzo Insigne sembra proprio aver giocato una partita tutta concentrata a sfaldare la fola della sua esigua capacità atletica. Per Insigne sta accadendo quello che per anni e oggi ancora accade per Paolo Cannavaro. Su questo buon atleta si è sempre sostenuto che “di testa, sì, è proprio buono, ma di piede non vale molto”. Cannavaro gioca forse meglio di piede che di testa, questa è invece la sacrosanta verità. E’ difensore, però, e un difensore vero, e anche piuttosto arcigno, non è che debba o possa baloccarsi troppo con il pallone.
Ed ecco avvicinarsi, dopo la gita a Praga, due partite che dimostreranno se il Napoli può ambire o meno alla parola SCUDETTO: lunedì 25 a Udine e venerdì 1 marzo la Juve a Napoli. Ed ecco rinascere le speranze annacquate di tutti, meno che le nostre che mai annacquate sono state, ma piuttosto sempre vive. Ecco la samba e il tamurè.
Il giovane – vecchio Napoli non balla né la samba né altro. Ritrova solo i suoi punti di riferimento offensivi. I centrocampisti giocano e riescono a “vedere” gli attaccanti. Hamsik, a 25 anni, convince, specie Mazzarri, proprio per la buona abitudine che ha di rispettare la posizione. Un centrocampista deve sempre sapere dove indirizzare il pallone. Diversamente è costretto al palleggio insistito e all’avanzata, inopportuna. Sguarnisce la sua zona. E’ costretto a recuperi che non sempre riescono. Non raramente l’avversario punisce. L’attacco napoletano, da quattro partite, non è più solcato dal razzo Cavani. Offre i richiesti appoggi.
La Sampdoria stimola reazioni che trascurerei, sinceramente.
Il campionato ha ancora tredici domeniche da “attraversare”. Solo quando saranno state attraversate tutte… sapremo. Il nostro computer, ecco, tanto per fare un esempio garantisce che l’Inter arriva terza. Il Napoli, invece, se la dovrà vedere in spareggio, sul filo di lana, con la Juventus.
Intanto, a Napoli, si tenta di riparare come meglio si può al trauma Hamsik. La rapina al giovane campione del Napoli è di una crudeltà scandalosa e mette in maggiore evidenza il degrado morale, sociale ed etico che sta attraversando la nostra Città.
La dialettica nordista diventa invenzione e fumo: il tempio del San Paolo profanato. La rapina è avvenuta a pochi passi, in via Cinthia, di fronte al Parco San Paolo. Intanto la denunzia contro questi rapinatori va avanti.
Non sappiamo, invece, come l’ha presa Hamsik e come l’ha presa la sua famiglia.
Torniamo alla partita con l’Udinese: una gara che dovrà rispondere a tanti interrogativi.
NANDO TROISE
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