“Oggi ci saranno i funerali di Ciro Esposito. Quando ho saputo della sua morte ho provato dolore e rabbia.
Dolore per la morte di un ragazzo che era andato a vedere una partita, che era andato a Roma per divertirsi e tifare.
Rabbia. Rabbia che non dà pace, per come viene gestito il calcio in Italia. Affare per pochi, panacea per tutti. Trovo drammatico e vergognoso che Giancarlo Abete si sia dimesso per la sconfitta della nazionale e non dopo i fatti di Napoli-Fiorentina. Avevo chiesto le sue dimissione perché con quell’attentato il calcio in Italia – e nessuno poteva più trovare alibi – aveva smesso definitivamente di essere un gioco, uno sport. Le macerie che si lascia dietro l’incompetenza di Giancarlo Abete saranno difficili da rimuovere, ce le porteremo per anni. E non si tratta di sconfitte sportive, ma di una credibilità del tutto perduta che ha reso il nostro calcio una questione di ordine pubblico o di partite truccate.
Con la morte di Ciro Esposito le responsabilità non possono essere archiviate. Un ultras neofascista della Roma che attende i tifosi nel suo chiosco (presidiato durante altre partite). Che spara e uccide. E le dimissioni arrivano dopo la sconfitta della nazionale. Scuoto la testa e non mi do pace.
I genitori di Ciro, con dignità e senso di responsabilità – gli unici ad averne data dimostrazione – hanno chiesto che non si commettano atti di violenza e vendette. Ecco, le loro parole sono la cosa più vicina a un gesto sportivo e alla responsabilità istituzionale, responsabilità che Stato e FIGC non hanno avuto in questa dolorosa vicenda, che non potrà mai essere dimenticata.
Che non dovrà mai essere dimenticata”.
Questo il contenuto del post, pubblicato sul proprio profilo facebook, di Roberto Saviano concernente la tragedia che ha colpito il tifoso azzurro Ciro Esposito.
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