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La qualificazione in Champions porta 20 milioni di euro nelle casse azzurre

Guai non giocarsi le ultiem dieici partite, si butterebbe tutto a monte e sarebbe un vero delitto

Il futuro in settanta giorni. Ancora dieci partite, tante ne restano fino al 19 maggio, ultima di campionato, programmata all’Olimpico in casa della Roma: cinque al San Paolo e cinque fuori. Al Napoli non resta che ricompattarsi e difendere a denti stretti un piazzamento in classifica che potrebbe rappresentare la svolta per il club. Ambizioni e speranze legate quindi alle ultime dieci partite di un torneo che ha visto per larghi tratti la formazione di Mazzarri in competizione per lo scudetto.

CASCATA D’ORO – Per la società, il ritorno in Champions, a distanza di appena due anni, vuol dire tanto. Tutto. Programmare sapendo di poter contare su almeno venti milioni di euro sicuri, tra introiti elargiti dall’Uefa (la sola partecipazione porta 8,6 milioni di euro, oltre ai bonus che scatteranno via via, nonchè gli incassi al botteghino). Maggiore potere contrattuale con sponsor e partners. Crescita esponenziale della visibilità di ciò che ruota intorno al mondo-Napoli e dell’immagine del club. Un’attrazione particolare per quei calciatori particolarmente sensibili al fascino della Champions. Insomma, un qualcosa di inestimabile, per certi versi ancora più proficuo della vittoria di uno scudetto in termini strettamente economici, ecco perchè non va dilapidato quanto di positivo accumulato finora. Semmai consolidato. Ed in dieci gare, se il Napoli riesce a ritrovare se stesso, può respingere l’assalto del Milan o di altri eventuali pretendenti. Nell’attuale edizione della Champions, la sola partecipazione alla fase a gironi ha portato ai club 8.6 milioni di euro. Poi, un milione a vittoria; mezzo per il pari; 3.5 per il passaggio agli ottavi; 3.9 per i quarti; 4.9 per le semifinali; 10.5 per la vincitrice della finale e 6.5 per chi la perde. Insomma, una cascata d’oro. E grazie anche a questa fetta di torta che il Milan a gennaio ha potuto sbilanciarsi sul mercato e sostenere qualche ingaggio robusto.
IL PRECEDENTE – Due anni fa, fu grazie ai contributi della Champions che il Napoli si tuffò in una programmazione tecnica importante e costosa. Vi fu un impegno complessivo di circa 40 milioni di euro, seppure qualche acquisto venne dilazionato negli anni. Arrivarono, Inler dall’Udinese (17.5 milioni di euro); Dzemaili dal Parma (7,5 milioni), Britos dal Bologna (9 milioni), Fernandez dall’Estudiantes (3,3 milioni), Pandev (1.5 in prestito dall’Inter. E poi i vari Donadel e Santana (entrambi a parametro zero dalla Fiorentina), Rosati dal Lecce (2,9 milioni), oltre a Chavez dal Boca Juniors (900mila euro) e Fideleff dal Newell’s (2,2 milioni). A gennaio, infine, ci fu uno degli investimenti più corposi fatti dal Napoli: quello di Eduardo Vargas dall’Universidad de Chile per 12 milioni di euro. Cavani, invece, era stato preso l’anno prima ed in quella sessione estiva venne onorata la seconda tranche del pagamento (altri 5 milioni di euro)

Senza i proventi, peraltro certificati, della Champions, il Napoli non sarebbe arrivato fino a tanto. Eppure, a causa dell’infortunio di Britos, ci fu bisogno di ricorrere ad Aronica per rimediare.

L’ORIZZONTE – Ritornare nella massima competizione internazionale, dove il Napoli ha stabilito con il Chelsea il record di incasso al San Paolo, possibilmente senza preliminari, era l’obiettivo iniziale dichiarato dal club ed avallato da Mazzarri. Arrivare nelle prime tre in classifica. Nessuno poteva immaginare che in campionato partissero così male, Milan, Inter e Roma. Ed il Napoli suo malgrado s’è trovato a recitare il ruolo dell’anti-Juve. In realtà, è l’approdo in Champions il reale traguardo dei diretti protagonisti. Non a caso, ogni calciatore ha un premio prestabilito (e robusto) sul suo contratto in caso di piazzamento al secondo posto. Quel secondo posto che ora sembra a rischio ma che va assolutamente consolidato e difeso perchè sta ad indicare orizzonti diversi quanto intriganti per tutti: per i calciatori, per il tecnico, per i tifosi e soprattutto per il club. In settanta giorni si decide il futuro del progetto: decollo o rifondazione. E la saldezza di nervi a dieci partite dal temine diventa fondamentale. Così come sarà determinante ritrovare il vero Napoli già con l’Atalanta, la prima delle dieci.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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