C’erano una volta i top player, figure gigantesche estratte dal lessico estivo e uscite di scena così, d’incanto, in una sera di metà estate in cui osservando le stelle e scovando il poeta ch’è in lui, Walter Mazzarri passa il pennarello azzurro su quella definizione già obsoleta e ingombrante per dare un senso compiuto alla sua quarta missione: «Io vivo dei risultati della squadra e penso che si possa sempre migliorare: è chiaro che un allenatore vorrei sempre avere prime scelte, i cosiddetti top player, ma sia chiara una cosa: quando comincia il campionato, lavoro con i ragazzi che ho a disposizione. E quelli per me sono i migliori. Sono i campioni del mondo». Dimaro è per una sera provincia di Napoli e nel teatro comunale, trecentocinque posti a sedere e quasi nessuno vuoto, sono arrivati da ogni angolo del Bel Paese, che pare addobbato d’azzurro: c’è un ragazzo di Venezia e un trentacinquenne di Verona, c’è chi è partito da Mantova e chi ha scalato l’Italia partendo dalla Calabria, ci sono genovesi e c’è un modense – di Maranello – che mette la quarta, la quinta, la sesta a parte a razzo su Mazzarri riproducendo fedelmente le dichiarazioni di De Laurentiis ( «vogliamo arrivare terzi, semmai secondi e… se poi…» ) per chiederne un commento: «Io faccio l’allenatore e ragiono in termini diversi, necessariamente: non sono abituato a fare proclami, però mi sento il garante di questa squadra, che darà l’anima come ha sempre fatto dal primo giorno in cui sono arrivato. Siamo fieri di quello che abbiamo fatto ma siamo anche decisi a migliorarci: crediamo nell’organizzazione e anche nella sintonia che c’è con voi, nostri tifosi».
«NON FUMO PIU’» – Ma non si scappa: cosa sarà di questo Napoli, dove potrà arrivare, cosa servirà, perché in ogni fans si nasconde un cronista curioso, al quale Mazzarri offre una risposta che si perde nella nuvola di fumo d’una «slim» (che non c’è) e nei sogni scatenati con una frase ad effetto quando si lascia materializzare lo scudetto e si propone al tecnico un paradosso: ma lei smetterebbe di fumare per una settimana, se lo vincesse? «Lo sapete, io mi concedo spesso una sigaretta. Però confesso che per quella cosa lì, rinuncerei anche a fumare per molto più tempo. Noi esprimiamo lo spirito della città che rappresentiamo e continueremo a comportarci in questa maniera. E vincere qua è più bello che altrove».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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