«Si Higuain pasa a la Juve y es titular, es muy probable que sea el goleador de la serie a la próxima temporada» , «Se Higuain passa alla Juventus e gioca titolare è molto probabile che diventi il capocannoniere nel prossimo campionato» . Il tweet è datato 22 maggio scorso ed è leggibile sul profilo di Diego Armando Maradona, l’estimatore per eccellenza del «Pipita», il selezionatore che per primo gli offrì una ribalta mondiale, convocandolo in Nazionale e lanciandolo in orbita nella seconda partita di Sudafrica 2010, Argentina-Corea del Sud. Quattro ad uno per la Seleccion e tripletta di Higuain, con abbraccio e bacio finale di Maradona. Non accadeva da anni che un attaccante segnasse tre gol in Nazionale.
Dai tempi L’ha visto crescere nel River Plate e in Nazionale gli ha dato fiducia: un legame fortissimodi Batistuta (contro Grecia e Giamaica) e da quelli di Stabile. E la stampa argentina si
sbizzarrì ad esaltare il coraggio di Maradona e ad incoronare bomber per eccellenza quel ragazzone, figlio d’arte, nato in Francia ma cresciuto nel River Plate.
IL BLITZ – Ventidue maggio 2013. E’ la data della prima missione a Madrid degli emissari bianconeri, dell’amministratore delegato, Marotta, e del direttore sportivo, Paratici. Piombarono nella capitale spagnola per formulare la prima offerta per Gonzalo Higuain: 22 milioni di euro. Offerta ritenuta bassa. Poi ce ne fu un’altra a giugno. Andò a vuoto anche quella. Ma nel giorno in cui la Juve era uscita allo scoperto per il bomber argentino, il 22 maggio appunto, Diego Armando Maradona volle scrivere di suo pugno una previsione. Volle Sbilanciarsi. «Diventerà il capocannoniere della serie A se passerà alla Juve» , disse. Chissà cosa scriverà quando il passaggio del «Pepita» al Napoli sarà ufficializzato. Probabilmente gli verrà in mente il giorno del suo passaggio in azzurro: 5 luglio 1984. Anche allora fu un trasferimento analogo: dalla Spagna (sponda Barcellona), all’Italia (al Napoli) ; anche ventinove anni fa, Ferlaino, spalleggiato da Juliano, Celentano, Isaia ed altri, dovette cedere i diritti d’immagine (la famosa Maradona Productions); anche all’epoca fu necessario spostare una somma ingente, tredici miliardi e mezzo di vecchie lire. E senza l’intervento di un pool di banche, tra cui in prima fila le due campane, il Banco di Napoli e quello della Provincia di Napoli, non sarebbe stato possibile. Stavolta, invece, la società ha potuto sobbarcarsi tutto l’onere. Da sola e senza l’aiuto di chicchessia. Ha spiazzato le offerte degli inglesi (Arsenal su tutte) dopo che la Juve era già terminata in fuorigioco un mese prima.
SULLE ORME DI DIEGO – Molte le analogie tra i due trasferimenti anche se sono passati trent’anni. Ed oggi Gonzalo Higuain approda a Napoli con la benedizione del connazionale che prima di lui aveva spinto il club partenopeo fino al podio più grande, lo scudetto, anzi due scudetti ed una coppa Uefa. Una benedizione che sa di garanzia assoluta per i napoletani. «Se lo dice Diego…» , così commentavano ieri in città.
Maradona conosce meglio di tutti «El Pepita». Lo ha seguito fin dai tempi del debutto nel River Plate, nel derby con il Boca Juniors. E non l’ha più perso di vista. Fino a convocarlo in pianta stabile in nazionale non appena si insediò sulla panchina biancoceleste. O meglio, gli diede più fiducia dal momento che Higuaìn già gravitava in orbita-nazionale. Lo caricò a dovere, gli insegnò come fare per districarsi nello stretto e battere a rete. E da un Maestro simile non poteva che farsi onore anche a Madrid ed approdare poi a Napoli per esibirsi nel tempio che ancora ricorda il profeta degli scudetti. Il testimone ora passa a Gonzalo che ha l’arduo compito di far dimenticare Cavani e ripercorrere le orme del Maestro con la stessa autorevolezza e concretezza. A suon di gol.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
G.D.S.
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