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La partita infinita tra Maradona e l’Agenzia delle Entrate

Come sempre, Maradona spacca il mondo. Ma questa volta non bisogna stabilire chi sia il giocatore del secolo, Dieguito o Pelé. Il caso del fuoriclasse di Lanus coinvolge la Guardia di Finanza, l’Ispettorato compartimentale imposte dirette, il ministero delle Finanze prima e l’Agenzia delle Entrate dopo. Sono proprio Ispettorato e Fiamme Gialle ad aprire una verifica fiscale sul Napoli e sui suoi tre fuoriclasse degli anni Ottanta: Maradona, Careca e Alemao. Gli investigatori vogliono capire perché i tre calciatori, oltre ai compensi corrisposti come lavoratori dipendenti, ricevano pagamenti anche all’estero: Diego presso la Diego Armando Maradona con sede in Vaduz; gli altri due alla Tug Sponsoring di Londra. Si tratta di società titolari dei diritti pubblicitari e di immagine degli atleti. Il sospetto dell’ispettorato è che quei soldi siano compensi mascherati e scatta un accertamento dell’Ufficio Imposte.
Ma il Napoli, Careca e Alemao fanno ricorso, in parte vien dato loro ragione e limitano i danni a pochi milioni di lire di ammenda. Diego non fa ricorso perché nel frattempo è andato via travolto dai problemi di cocaina il 31 marzo del 1991 e di quella notifica non ha nessuna traccia. E la contestazione iniziale, tra imposte, pene pecuniarie e interessi oggi sono lievitati fino alla sbalorditiva cifra di 40 milioni. El pibe de oro con la sua faccia di ragazzo ormai cinquantenne insiste: «Non sono un evasore, hanno nascosto delle sentenze a me favorevoli: ho commesso tanti errori nella mia vita ma le tasse le ho sempre pagate».
Maradona si è sempre difeso a spada tratta: «Non sono mai stato condannato dalla Cassazione. Anzi, le loro sentenze mi scagionano. Solo che le nascondono per farmi un danno». Il suo legale Pisani, parla di «cartelle pazze» di Equitalia. C’è anche una proposta di transazione che nel 2012 l’Agenzia delle Entrate respinge. L’avvocato Pisani insiste: «Sono sbalordito per la condotta del fisco italiano». E aggiunge che è pronto il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo. Secondo l’avvocato, il fisco italiano, «anziché ammettere la verità sulla sentenza del 1° febbraio 2013 e chiarire la questione sulla nullità dell’accertamento fiscale originario ottenuta dal Napoli, lancia un comunicato che prova solo la volontà di non fare giustizia. Nel ’94, poi, Maradona è stato assolto in sede penale e perfino dalla sentenza contro il fisco». Ma in attesa della parola fine alla vicenda, sale il suo debito con il Fisco perché la Commissione tributaria provinciale di Napoli, giudicando «inammissibile» l’ultimo ricorso, lo ha condannato anche a pagare il rimborso delle spese dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia per 2.000 euro.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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