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La parabola del bomber e quel passo doppio del Matador

La Champions League è un sentimento assoluto, soprattutto per chi la gioca la prima volta. A Napoli, i sentimenti prendono la doppia: ammore, ‘a raggia. E anche la velocità e la firma dei gol di Cavani prende la doppia. Il primo è un taglio di testa che, in controtempo, spiazza la difesa e il portiere, Hart, del Manchester City. Il secondo è l’immagine che resterà. L’impresa. La prova che c’è una città nuova per il sentimento estremo che è la Champions. Bandiera sulla cima di una vetta che non si pensava di raggiungere. È la forza di dire: «Da oggi ci siamo anche noi».
Cavani, con questo gol diventa parte della città come Caravaggio, Leopardi, Ortese, Maradona. Gli stranieri che cambiarono pelle per Napoli. E, come loro, le indica la strada per il futuro. Un predicatore – quando spinge con l’interno il pallone nella porta del Manchester, raccogliendo il cross di Dossena, che cadendo fa in tempo ad allargare la sua volontà di vittoria al centro dell’area – dice: possiamo andare oltre l’orizzonte quotidiano. C’è spazio anche per noi in Europa, e non è un posto da sottoscala. Tutta la fatica del gesto, sta nello svenimento che l’attaccante uruguayano mima, dopo l’esultanza solita: braccia larghe e occhi al cielo. «Adesso posso anche lasciarmi andare, adesso che la profezia è compiuta, che il nuovo ci aspetta, posso mostrarmi umano e stanco». E cadere.Perché i gol di Cavani non sono solo una seria ipoteca sul passaggio di turno ma sono anche una sorta di David Copperfield condensato in pochi minuti. Si parte dalla periferia, si arriva ai piani alti. Non importa quanto si resterà, importa esserci. È il game successivo di un videogioco. Il passo in avanti non solo della città, ma di tutta la squadra, compresi gli errori di Aronica (gol di Balotelli) doppiati anche quelli da Cavani. A Napoli c’è sempre questa bipolarità ossessiva. Per un doppio successo c’è un doppio dolore. Per una doppia aspettativa ci sarà una doppia zavorra. E anche per questo doppio passo in avanti ce ne saranno due indietro, magari in campionato o per le strade (che poi la Lega Nord ci campa). Quando il destro di Cavani colpisce il pallone c’è già un tempo nuovo. Ora, tocca capire se abbiamo le braccia adatte per il tipo di presa richiesto dal futuro.

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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