Incanta il Napoli. Incanta Marek Hamsik. È un’altra notte magica per lo slovacco e per gli azzurri. Re per una notte. E sul primato del Napoli c’è la cresta di Marekiaro, al suo nono sigillo stagionale. Come e meglio di un centravanti. Perché non fa solo gol, ma anche altre mille cose, l’altro oro di Napoli. «Essere primi con la Juve ci rende felici e orgogliosi». Una sintesi perfetta quella di Marek. Lui c’era fin dal primo giorno del ritorno in serie A. Aveva la faccia da bambino, quell’estate di cinque anni fa. Ora è un uomo. Segna e mostra la maglia di Imbriani, l’ex azzurro alle prese di una battaglia con la malattia. Hamsik è leader, dentro e fuori. «Le parole di Conte che dice che siamo noi l’anti-Juve? Non dobbiamo pensare al loro, sarebbe una trappola, ma soltanto a noi stessi e continuare a fare quello che abbiamo fatto fino ad oggi».
Marek è un rullo di pensieri. Fino al momento del gol aveva combinato quasi niente. Non si scompone, prova a tenere i suoi che accarezzano uno storico primato, che festeggiano una rimonta strepitosa iniziata alla vigilia di Natale (dal -10 di Siena): «Abbiamo vinto una gara difficile. Ora penseremo alla Lazio, ma la nostra forza è che noi non ci accontentiamo mai. Contratti in avvio? No, il Catania è una squadra forte e compatta, fortunatamente abbiamo vinto e conquistato il primo posto. Ma non è stato un impegno semplice».
Non si tratta solo di esaltare gli altri per tessere, poi, gli elogi a se stesso. Hamsik sa che questo Napoli può tutto: ha battuto Parma e Catania, due delle formazioni più forti del momento. Si è caricato la squadra sulle spalle. «È stata la fame, quella fame di cui parla sempre Cavani a fare la differenza tra noi e il Catania. Noi abbiamo lavorato tutta la settimana sapendo che questa partita non era facile e si è visto perché per la prima mezzora non siamo riusciti a fare il nostro gioco. Ci ha aiutato il gol alla fine del primo tempo».
La pressione sulla Juve, il fiato sul collo della capolista. «Ci pensano i tifosi, non noi. Noi non dobbiamo farlo. Mai. Dobbiamo pensare al nostro gioco e a fare punti. Come siamo riusciti a fare con il Catania. Ci teniamo stretti, intanto, questo primo posto. Sarà pure per questa notte ma ha un significato importante. Noi non dobbiamo mollare». I paragoni si sprecano. C’è chi dice che è ormai sugli stessi livelli di Lampard e Gerrard. «I paragoni non mi piacciono, sicuramente posso migliorare ancora, ho 25 anni e c’è parecchio da migliorare. Io lavoro per questo, per fare sempre tanti passi in avanti».
Sorride al minimo, a denti stretti. Si scioglie solo quando passa lì vicino Paolo Cannavaro, l’altro leader di uno spogliatoio che ha un’anima e un cuore. E si vede. «Bravo Paolino», gli scrive su Twitter il fratello Fabio. Cannavaro junior festeggia con il ritorno al gol nel suo San Paolo la prima volta a Fuorigrotta dopo la revoca della squalifica. «Gara complicata, forse dovevamo chiuderla nel primo tempo». Per lui l’incubo è davvero finito. In meno di 20 giorni è passato dal buio della squalifica per sei mesi per omessa denuncia alla vetta del campionato. Difficile, ieri sera, trovare un altro più felice di lui.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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