NAPOLI – Il cielo in una stanza: ma fuori, oltre quel vetro, il Golfo, il sole e l’universo da scoprire. « Sono felice di essere qui». Vedi Napoli e poi t’incanti: perché in quel panorama mozzafiato che si pone dal terrazzo dell’albergo di via Partenope, c’è un orizzonte da favola, isole che ti rapiscono e onde dalle quali è inevitabili lasciarsi cullare da una barca che dà il benvenuto. La notte del san Paolo sta per cominciare ma quel che resta di questa full immersion è lo stupore per tanta bellezza, la consapevolezza d’essersi infilato in un altoforno di passione che ricorda Buenos Aires e l’assoluto distacco dall’inevitabile etichetta di mister quaranta milioni di euro che scivola in una vigilia «doppia» nella ribollente Castelvolturno: « Vamos a ganar». Si scrive Higuain e si ripensa a Cavani: e in questa serata specialissima in cui – inevitabile errore – si lasceranno galleggiare nell’afa i primi paragoni, quel ch’emerge de «el pipita» è il richiamo alla Storia utilizzato nel corso d’una presentazione affollata come i pensieri nella sua mente: « Ha avuto un peso nella scelta la presenza di Diego qui in passato. Voglio vincere e dimostrare anche qui quanto valgo».
LA PRIMA – La sfilata è ormai pronta e il debutto sprigiona la curiosità umanissima d’una città che con la testa nel pallone va alla ricerca di un nuovo eroe: Cavani è un’ombra enorme, centoquattro immagini che sembrano allungarsi sul San Paolo, ma nelle tenebre d’una Fuorigrotta che partecipa sempre festosamente il principino del gol della casa-Real presenta credenziali di autorevolissimo spessore, la capacità di segnare sempre e ovunque e un master al fianco di Ronaldo ma anche nel bel mezzo dell’attacco di un’Argentina condivisa con Messi.
L’IMPATTO – C’è un Higuain da scoprire in tutta la sua intierezza: le movenze, le abitudini, l’apparente e sonnecchioso atteggiamento d’un bomber di razza; e in quel Napoli-Benfica che ha un senso anche tecnico e tattico, chi si prende la scena – inevitabilmente – è l’acquisto più costoso di sempre, quell’hombre del partido da eleggere come tale a prescindere, perché gl’idoli vivono nei sedici metri e li dominano dall’alto di centosette reti in blanço. Quaranta milioni di buoni motivi son contenuti in un’amichevole che serve per aver sempre più confidenza con l’Europa ma pure per far conoscenza con quell’avvoltoio costato una cifra da capogiro e utilizzato come simbolo per perdersi con la testa nell’inseguimento della Juventus e dei sogni di Champions.
CONDIZIONE – La sua Napoli calcistica è sintetizzata in quell’approccio inevitabilmente blando dell’Emirates, due spezzoni di partite per un assaggio di Higuain, fisico vagamente appesantito e brillantezza da inseguire attraverso gli allenamenti che gli son mancati: il campionato è ancora sufficiente distante e però, per arrivarci, servirà tuffarsi completamente in quella Castelvolturno che gli riserverà il calendario, già affogato d’appuntamenti, con il 14 agosto che inevitabilmente distoglie l’attenzione, perché in quell’Olimpico ci saranno poi sensazioni mistiche. Ma per (ri)cominciare, Napoli-Benfica può aiutare eccome: è un’occasione per acquisire minutaggio, per ritrovar se stesso, per scaricare le tossine d’un andrivieni tra Madrid e Napoli con dirottamento momentaneo su Londra. Il San Paolo l’aspetta: un pizzico di pipita sulla serata…
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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