Un tiro mancino della sorte? Può darsi che, ridendo di gusto, Juan Camilo Zuniga l’abbia davvero presa così. Ma l’unico dato certo è che l’uomo che ha sempre lottato per non giocare sulla fascia sinistra, ieri ha brindato per la prima volta da quando veste la maglia azzurra proprio dalla quella zona del campo: gol decisivo, il primo da quando gioca in Italia, con dedica a Lavezzi; la palma di migliore in campo; e un abbraccio intenso con Walter Mazzarri, che attendeva questo momento proprio dalla partita di andata con il Milan.
La pubblica pace della vittoria. I conti tornano. L’emozione E allora, l’escalation: dopo un anno e più di tentativi, chiacchierate, scaramucce e qualche delusione, ieri il giocatore colombiano ha ringraziato il suo tecnico. Lo ha fatto correndo verso di lui dopo il gol dell’1-0 e poi al momento della sostituzione: abbraccio, baci, qualche parola sussurrata all’orecchio e l’applauso del San Paolo a sottolineare il tutto. «Sono davvero molto felice, molto felice», ripete Camilo detto Cami come una liberazione. Meritata.
«La mia gioia non riguarda soltanto me stesso, anzi, è soprattutto perché il gol è risultato fondamentale per tutta la squadra». Sacrosanto. Inutile nascondersi, Milan-Napoli è la prima, grande sfida-scudetto della stagione: «Scudetto?». Contro-domanda e sorriso. Zuniga la sa lunga. «Ma no, questa è una parola che non pronunciamo perché il campionato è ancora lungo: bisogna aspettare». Sarà, ma la verità è un’altra. E quando la squadra torna negli spogliatoi, il popolo intona il classico di fine Anni 80, «chi non salta è rossonero».
Il colombiano non c’era, ma qualcuno gliel’ha raccontato: «Sarà una sfida molto affascinante, la partita che tutti sognano di giocare: godiamoci questo successo con il Catania e poi rimettiamoci subito al lavoro». La dedica Propositivo, con il passo dinoccolato che ricorda un cantante rap e un sorriso grande così: ecco come si presenta Zuniga a riscuotere i consensi. Senza dimenticare gli affetti: «Voglio dedicare il gol al Pocho». A Lavezzi, in tribuna a scontare la prima delle tre giornate di squalifica. «Siamo molto amici, è per lui. E per la mia compagna». Politically correct.
Non aveva evitato il confronto, invece, in altre occasioni: acquistato per giocare sulla fascia destra, prima Donadoni e poi Mazzarri lo hanno invece spesso utilizzato a sinistra. Un segno di stima per la sua duttilità che, a tratti, Zuniga ha patito come un disagio: in occasione della partita d’andata con il Milan, ad esempio, il colombiano spiegò al suo tecnico di non sentirsi a proprio agio e non fu neanche convocato. Poi, ieri, il gol e l’abbraccio: si direbbe che, un girone dopo, i conti sono tornati.
Il leone: Ritornare è anche il verbo di Fabiano Santacroce, bloccato a gennaio in azzurro dall’infortunio di Grava quando ormai era promesso sposo del Lecce. «Sono felice ma devo ancora migliorare – dice – Lo scudetto? Non ci pensiamo, la strada è ancora lunga». E lui ci sarà: ieri il San Paolo ha ammirato nuovamente il difensore gagliardo che tutti conoscevano come il leoncino di Bahia. Anticipi, chiusure, intensità e generosità: stremato dai crampi, finisce la sua partita da centravanti modello Zalayeta, e per poco non rifinisce un contropiede per Cavani. Che carattere: «È stata la squadra a non mollare mai: una vittoria sofferta, ma bella». Come la sua rinascita.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
F.C.
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