Il gelo siberiano dell’Olimpico paralizza idee e gambe di una Nocerina stranita, imbambolata, mai in partita. Certo, pur se la truppa di Auteri non celava di poter azzardare l’impresa (se non una vittoria, visto che a Torino nessuno è mai uscito trionfante, almeno un pareggio), proprio perché dal testacoda non avrebbe avuto nulla da perdere, quindi avrebbe potuto giostrare senza assilli, non era su questo campo che occorreva iniziare a racimolare i punti indispensabili alla scalata per la salvezza. Solo che la partita dei rossoneri è risultata tra le più opache disputate lontano dal San Francesco, dove è noto che accusa i maggiori affanni.
Già la formazione è parsa un pizzico illogica, soprattutto nella zona nevralgica, dove ci sarebbe voluto più fosforo che muscoli per fronteggiare un avversario dotato di una caratura tecnica molto più elevata. Barusso è parso anche dal punto di vista tattico un pesce fuor d’acqua, né Laverone ne azzeccava molte, nel mentre Bolzan aveva un gran da fare per frenare gli splendidi spunti a ripetizione di un debordante Stevanovic, e Bruno, fresco di fascia da capitano, finiva per predicare al vento, oltre ad accusare inconsueti errori di misura negli appoggi. Ma è stato l’intero complesso nocerino ad esprimersi al di sotto delle attese, né può essere una scusante il fatto di trovarsi al cospetto di uno squadrone, peraltro da ieri pomeriggio di nuovo in vetta in solitudine, profittando che il Sassuolo è impegnato oggi nel posticipo, mentre il Pescara ha dovuto rinviare un altro match, quello interno con la Juve Stabia. Detto che il divario fra le squadre in campo era abissale, come peraltro attestato dai numeri (il Toro ha vinto 14 gare, gli uomini di Auteri appena 3, i granata hanno incassato 15 reti a fronte delle 47 della Nocerina), ci si attendeva un complesso che facesse della cattiveria agonistica, della determinazione le sue armi migliori per poter tentare di ridurre il gap. E invece si è vista una squadra timorosa e senza nerbo, che regalava la sfera appena ne entrava in possesso, peraltro con molta fatica. Insomma, in altre sconfitte l’ultima della classe almeno ci ha messo il cuore, ieri neppure quello.
Queste le fasi salienti. Il Torino parte spedito, con il chiaro intento di incanalare al più presto in discesa l’impegno. Antenucci alla conclusione al 3’, la sfera esce di poco; la reazione nocerina è demandata a Farias che si incunea bene ma l’azione si arena all’atto della finalizzazione. Quindi è Castaldo a provare una giocata alla Maradona, tirando da lontano con l’obiettivo di buggerare l’avanzato portiere torinese, protagonista di una topica colossale: la mira è alta e la palla si perde sul fondo. All’8′ i granata sbloccano il match per merito dell’ex stabiese D’Ambrosio, abile ad avvitarsi su angolo di Parisi: ne sortisce una palombella che beffa Concetti. Quindi, Bianchi si divora il raddoppio ricordando perché è a digiuno di gol da quattro mesi. Ribatte la Nocerina con Castaldo, il pallone attraversa lo specchio della porta ed esce. Ma è il Toro a comandare le operazioni, al 33’ il raddoppio ad opera di Vives, con tiro sporcato da Laverone e palla nel sacco. In avvio di ripresa, triplica Stevanovic innescato da Antenucci. Sei minuti ed ecco il gol della bandiera per la Nocerina con Castaldo che raccoglie un invito di Laverone ed infila profittando dell’incerta uscita del portiere granata.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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