«Sono tranquillo». Non poteva che dire così, Andrea Ranocchia, prima di partire con la nazionale per l’Armenia. La sua iscrizione nel registro degli indagati a Bari nell’inchiesta calcioscommesse era nota anche al ct Prandelli, quando ha deciso di richiamare il difensore dell’Inter (come per Criscito). Ma il colpo di sentirsi tirato in ballo di nuovo resta comunque al centro dell’attenzione con il rischio di ritrovare un’Italia in un clima analogo ai pre-Europei…
È amareggiato Giorgio Chiellini: «È sempre la stessa storia: non c’è il campionato, meno partite, la nazionale fa clamore e rispuntano discorsi del passato. E poi alla fine non succede nulla». Cinque mesi fa fu Buffon a prendere le difese del calcio contro le strumentalizzazioni delle procure, stavolta le parole del capo della polizia Manganelli aumentano forse però timori e attese.
Difensore d’ufficio anche Maggio: «Non vedo preoccupazioni particolari: sono sicuro che Andrea è estraneo». «Tranquillo» Prandelli, che a maggio escluse dal gruppo Criscito, poi prosciolto a Genova (ma ancora indagato a Cremona).
«Le parole di Manganelli – interviene prima della partenza per Yerevan, il presidente Figc Giancarlo Abete – si riferiscono a inchieste aperte, che già conoscevamo e di cui la procura federale attende gli sviluppi».
Ecco il punto: i tempi della giustizia ordinaria e di quella sportiva con le attese per situazioni sospese sono ciò che infastidisce gli azzurri.
«Non sono addentro ai meccanismi della giustizia – ha commentato ancora Chiellini – ma i tempi sono troppo lunghi. L’auspicio è che ci sia maggiore celerità. Noi alla Juve ci siamo passati con Pepe e Bonucci: per tanto tempo citati e poi risultati estranei. C’è poi il caso di Mauri, che è esemplare: è stato in carcere, poi rilasciato, ora gioca. Da qualche parte l’errore ci sarà, no?». Chiellini non si aspetta trattamenti di riguardo, ma neanche il contrario: «L’arresto di un calciatore fa notizia: non è questione di sentirsi sotto tiro. Ma sono fatti: persone sono state date per colpevoli, poi sono passati mesi e non è successo nulla».
Il filone di inchiesta di Bari, tra l’altro, riaccende l’attenzione anche attorno ad Antonio Conte. Anche se, stando agli atti, la situazione è molto diversa da quella di Siena che ha portato alla squalifica dell’allenatore.
«Non credo si ripeta lo stesso copione – dice il difensore – ma tutti dobbiamo aspettare di sapere bene le cose, senza fermarci agli spifferi… Sul nostro allenatore sono tranquillo e non vediamo l’ora che torni in panchina». Fare presto, insomma, è la parole d’ordine.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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