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La Mura: “Così rifaremo grande il canottaggio”

Dopo il flop di Londra settore affidato allo stabiese: «Il futuro può essere roseo»

Dal Piemonte alla Sicilia, dalla Sardegna alla Puglia. Oltre duecentocinquanta allenatori che pendevano dalle labbra del nuovo direttore tecnico del canottaggio italiano. «Mi chiedete cose nuove, ma se il vecchio ce l’hanno copiato in tutto il mondo non vedo perché cambiare». Giuseppe La Mura ha scherzato, ma mica tanto, visto che dopo le Olimpiadi di Londra 2012, inglesi e neozelandesi si sono chiesti che fine avesse fatto il dott. La Mura, l’artefice dei successi degli Abbagnale. E non solo, visto che l’unica medaglia azzurra ai Giochi, l’argento del doppio Sartori-Battisti è arrivata con un tecnico, Franco Cattaneo, allievo del dottore e conquistata grazie ai suoi studi ed alle sue tabelle.
La Conferenza allenatori di Terni convocata per un primo contatto tra il direttore tecnico e gli allenatori di società è stato un successo. «Mi ha responsabilizzato e commosso – dice La Mura – perché non mancava proprio nessuno. Sono onorato che si riponga tanta fiducia nel nostro gruppo. Ci sono buoni presupposti ma la strada è lunga e difficile e questo deve essere ben chiaro a tutti».
È il momento di ricominciare a lavorare. «Nelle specialità olimpiche l’Italia non vince un mondiale nei pesi leggeri dal 2003, nella coppia senior dal ’98, nella punta senior dal ’95. Il mondo è andato avanti. Avevamo una tecnica tutta italiana ora è usata dappertutto ma noi possiamo ancora dire la nostra nonostante per qualche anno qualcuno faceva credere che i risultati si potevano ottenere utilizzando vie diverse».
Ma in cosa consiste il metodo La Mura? Non lasciare nulla al caso: alimentazione, tecnica, utilizzo delle energie, conoscenza perfetta del proprio corpo e, naturalmente, tanto lavoro. «Ai ragazzi che ho incontrato a Piediluco – dice La Mura ho consegnato un fascicolo riguardante l’allenamento e la reazione che ognuno di noi ha a livello fisico. Ho detto loro leggetelo con la stessa attenzione con la quale leggereste un libretto di istruzioni di un telefonino appena comprato. Si tratta del funzionamento del vostro corpo».
Il futuro? «I nostri atleti sono forti. A livello junior e Under 23 hanno vinto molto. È il passaggio nei senior quello problematico. Si è voluto sperimentare un metodo nel quale si cercava di raggiungere i risultati con un impegno minore, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Non è possibile. Nulla deve essere lasciato al caso. Dal punto di vista fisiologico, della conoscenza del proprio corpo, della tecnica di vogata, dell’allenamento».
Competizione tra gli atleti sì ma senza esagerare. «Saranno creati gruppi differenti ma senza dare certezza a nessuno di salire su una barca. Perché chi vuole migliorare è da stimolo a chi si sente un passo avanti». Una conferenza che ha tra i suoi padri Mimmo Perna, tecnico del Posillipo, consigliere federale in quota allenatori. «Ero certo del suo successo. Non si faceva da anni e la partecipazione è stata ogni migliore aspettativa. Quando abbiamo deciso di organizzare una riunione come questa ho chiesto immediatamente una sala da trecento posti. A chi mi obiettava ho risposto, vedrai, c’è sete di stare insieme, di scambiarsi opinioni, di sentire La Mura una persona eccezionale, direi quasi onnisciente. Il nostro obiettivo è ripetere questa conferenza annualmente così da parlare tutti la stessa lingua».
E nella babele di dialetti parlati a Terni, un’ultima annotazione. Era particolare vedere come Giuseppe Abbagnale, presidente della federazione italiana, aiutasse il dottore passando slide, fogli e disegni. Quasi con un pizzico di umiltà. Dovuta.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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