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La miglior prestazione azzurra di Britos, Insigne predica da solo; Callejon e Hamsik spettatori non paganti

Cannavaro nel pallone e su Pandev pesa il gol sbagliato ...

REINA 6 – Il libero aggiunto che va ovunque a giochicchiare con i piedi, visto che con le mani gli vengono chieste poche ed elementari cose. Poi Florenzi e Strootman gli fanno venire la tachicardia, ma lì può solo osservare il pallone, ascoltare il vento e ringraziare gli dei. Sul «primo» Pjanic è impossibile intervenire: tanto di cappello.

MAGGIO 5,5 – Nessuno ha il passo di Gervinho, neppure lui, che dopo un mesetto ritrova il campo e deve percorrerlo in salita o inseguendo quell’assatanato. Però lo tiene fin quando deve e poi ha meno difficoltà a controllare Borriello o chi viene scaricato da quelle parti..

ALBIOL 5,5 – Mah, qualche perplessità la lascia. Sembra corricchi in pantofole, non ha scioltezza e si concede persino qualche divagazione, come (quasi) mai in precedenza.

BRITOS 6,5 – Praticamente perfetto, se la sorte non decidesse di giocargli contro e di negargli un palcoscenico che gli è dovuto. Gioca con naturalezza esemplare, osserva Totti da lontano ma va soprattutto ad aspettare Maicon: legge le situazioni più complicate e le decodifica in anticipo. Poi la spalla l’abbandona…

CANNAVARO (44’ pt) 4 – Non fa in tempo ad entrare ed è immediatamente ammonito per il fallo dal quale scaturisce il capolavoro di Pjanic. S’attorciglia con Borriello: fuori, rigore ed è 2-0 giallorosso. Le tenebre l’avvolgono.

MESTO 6 – Si adatta su una corsia che non gli è più familiare, soffre con dignità e riesce a «sporcare» la corsa di Florenzi, riuscendo a limitarlo e quasi a sopprimerlo. Ma quando deve andare, s’intrufola nella nebbia che gli ha lasciato in eredità la fatica. Resiste pure a Gervinho e va a raddoppiare su Maicon. Altro non può, umanamente.

BEHRAMI 5 – Il sacrificio allo stato puro, contro quell’armadio di Strootman che non è solo fisicità ma anche intuizioni. Niente male nel caos della metà campo, più dura quando il colosso olandese allunga le leve sulla trequarti. Lì è sofferenza.

INLER 6 – Ha intorno a sé un bel po’ di statuine: vorrebbe movimenti senza palla e spazi nei quali andare a cercare la verticalizzazione. Invece è tutto orizzontale, piatto, ma ha responsabilità molto relative.

CALLEJON 5 – Manda in campo la controfigura persino un po’ pallida e Dodò lo sovrasta. Non allarga il campo, né lo stringe: gli viene meno l’iniziativa, gli viene meno l’allungo, gli viene meno il dribbling. Viene meno Callejon.

HAMSIK 5 – E’ nella sua fase meno luminosa, s’accende raramente e si spegne sistematicamente. Va alla ricerca di De Rossi, oppure s’imbatte in lui e in quell’ombra che lo tiene a uomo, ma davvero; fatica a trovare campo, rimane sulle gambe e s’inchioda pure nel palleggio. Si sveglia dopo un’ora e concede qualche scampolo di Hamsik. Addà passa a nuttata.

INSIGNE 6,5 – Ispira il contropiede di Pandev poi ha un pallone delizioso dal macedone: Maicon sta per combinare la frittata – e sarebbe rosso e rigore – lui resiste, ondeggia e poi va a sbattere contro il palo. Per scuotere il Napoli serve la sua brillantezza, il suo talento.

PANDEV 5 – Non deve fare l’Higuain e, purtroppo per lui, non deve fare neanche il Pandev. Deve assecondare innanzitutto la fase passiva, andando a coprire sulle diagonali di passaggio e garantendo densità. E quando ha l’occasione che può cambiare il senso d’una serata, non riesce ad essere né il sosia del pipita né quello di se stesso, lasciandosi ipnotizzare da De Sanctis.

HIGUAIN (23’ st) 5,5 – Mah: forse non se la sentiva di rischiare un’ora e mezza.

BENITEZ (all.) 5,5 – Il risultato è impietoso e pure ingeneroso. Costruisce la sfida senza concedere campo, le due palle-gol sono divorate. E’ punito dagli episodi, dal capolavoro di Pjanic, da disattenzioni fatali in attacco ed in difesa. Più che il modulo, il sistema e l’approccio, stavolta l’abbandonano gli interpreti.

L’arbitro

ORSATO 7 – I casi della serata li risolve con oculatezza, qua e là può (potrebbe) intravedersi qualche intepretazione un po’ personale, ma l’arbitro c’è, eccome se c’è. Peccato quel protagonismo palese.

fonte: Corriere dello sport

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