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La marea azzurra invade Londra

Il gol di Ivanovic ha spezzato il sogno quarti di finale

La serata della grande speranza è stata un insieme straripante di sentimenti, di emozioni. Di immagini e si situazioni. Sul volto dei tanti napoletani si sono posate decine, centinaia di maschere cambiate secondo il momento, secondo il risultato. Sino alla fine, quella che nessuno avrebbe voluto assaporare.

AI CANCELLI – Si inizia con due zone di pre-filtraggio nell’antistadio di Stamford Bridge. Si passa solo con il biglietto, prima controllano gli steward, poi la polizia. Da queste parti non succede mai: di solito lo stadio è demilitarizzato e le forze dell’ordine assai più discrete. Ma forse le voci -vere o no- di un massiccio esodo di napoletani sprovvisti di biglietto puntualmente amplificate dai media hanno avuto il loro effetto e Stamford Bridge si presenta un tantino più teso. Dentro lo stadio invece, De Laurentiis è una maschera di tranquillità quando passeggia sul manto erboso nel prepartita. I 2700 tifosi partenopei stipati in un’angolo del “Shed” sembrano avere la giusta tensione a pochi minuti dal calcio d’inizio. Del resto, sono avanti 3-1, perché avere paura?
BLUES MENO SERENI – L’umore dei padroni di casa? Più difficile da captare, i tifosi sono sommersi dalla plastica coreografia organizzata dal club. Dove una volta bastavano sciarpe e cori a gran voce, il Chelsea (o forse lo stesso Roman Abramovich?) ha voluto infondere un tocco di colore. E così, bandierine di plastica a scacchi biancoblù, tre tipi con maxi-vessilli a sbandierare nel West Stand, sotto il box del magnate più striscioni che sembrano usciti più da una fabbrica che non dalla manodopera dei tifosi. Si capisce dalla grafica perfetta, dai messaggi De Amicisiani (“SuperFrankie Lampard”, “JT: Capitano, Leader, Leggenda” e “Un Amore, Una Vita, Un’Amore”). Più, naturalmente la mega-bandiera da 30 metri per 20 che passa sopra i tifosi dei Blues nel Matthew Harding Stand.
CHE TIFO – Ma se la coreografia del tifo di casa è un po’ farlocca, i tifosi sono veri e il loro “Come on Chelsea!” è un mix di rabbia e nervosismo. Nei prossimi dieci giorni si giocano tutto: Champions, FA Cup e quarto posto in Premier League. Il tifo dei partenopei è concentrato e risulta più intenso. I “vincere” che emanano dal settore napoletano sono anche frutto di chi ha fatto grandi sacrifici per arrivare qua. E, sparsi nella folla, vi sono anche i tifosi napoletani “in borghese” che hanno acquistato il biglietto tramite amici o sul mercato grigio. Per loro niente maglie e niente colori, con gli incitamenti che necessariamente si spengono in gola: le forze dell’ordine sono state chiare in merito, il napoletano beccato nei settori del Chelsea rischia l’espulsione immediata.
L’ANSIA CHE SALE -L’avvio sa di fiducia poi, alla mezz’ora, il gol di Drogba accende Stamford Bridge: ai “Carefree” dei padroni di casa si contrappongono gli ospiti “Dai ragazzi non mollate!” Ma lo sconforto si vede anche perché tutti hanno notato l’infortunio di Maggio e, soprattutto, che il traversone per l’1-0 dell’ivoriano è arrivato dalla sua parte, dopo l’infortunio ricevuto. Maggio esce con una smorfia, la gente di Napoli lo segue con gli occhi lucidi.

L’intervallo è teso, non può essere altrimenti, un gol, da una parte o dall’altra, può decidere la partita. E -purtroppo- arriva quasi subito nella ripresa, è il blu del Chelsea che viene premiato. Cappocciata di John Terry, i padroni di casa si sentono nei quarti. Mazzarri è una statua, Di Matteo abbonda con i fischi ai suoi: sa che c’è ancora da lottare.

IL LEONE INLER – Il Napoli non si perde d’animo, è ferito ma lucido, attacca, toglie aria alla difesa londinese. Inler accarezza la traiettoria del pallone respinto dalla difesa sino a poggiarlo sul suo destro, poi lo scarica nella porta di Cech: è delirio azzurro, stavolta, si accendono “piccoli vesuvi” di passione in diversi angoli dello Stamford Bridge, non soltanto nello spicchio che contiene il grosso dei tifosi azzurri. Allora è vero, in tanti sono riusciti a entrare oltre la fetta principale. La qualificazione torna da questa parte.
DANNATI CORNER- Sono arrivati soprattutto da lì i guai, ogni volta che la palla è stata depositata sulla bandierina da quelli del Chelsea negli occhi della gente di Napoli si è vista la tensione. E anche da lì si è sviluppata l’azione del rigore: perché quella mano alta, Dossena? Lampad ha girato l’interruttore. Siamo nell’orbita dei supplementari.
EXTRA TIME – E ci si arriva, ai supplementari. Una sofferenza unica, lunga, infinita. Maledetta bandierina, era lì vicina la punizione, e sembrava finito il primo dei 15’ extra. E Ivanovic era troppo solo. Così si è spenta la speranza, nonostante il cuore dell’ultimo supplementare. Al 122° con gli occhi lucidi, ma l’orgoglio di essere arrivati fin qui e di aver messo paura al Chelsea.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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