Dietro l’apparente facilità con cui l’Arsenal ha demolito il Napoli nel primo quarto d’ora, c’è un’idea di gioco lunga un anno, elaborata da Arsène Wenger durante gli Europei 2012 e messa a punto a poche ore dalla chiusura dell’ultimo mercato. L’idea ha un nome e cognome: Mesut Ozil. Con l’arrivo del tedesco, costato 45 milioni, Wenger ha potuto realizzare l’idea tattica su cui lavorava da un anno, da quando cioè si chiedeva perché, nonostante la nidiata di esterni veloci e tecnici, l’Arsenal finisse sempre per giocare il calcio voluto dagli avversari, fatto di assalti sulle fasce e continui e inutili cross in area. Mancava il prototipo del centrocampista «ampio», capace di sparigliare le carte, passare dal centro alla fascia, trasformandosi in regista laterale. Non un’idea nuova, ma serviva l’uomo giusto. All’ultima riunione Uefa, i tecnici avevano parlato proprio dell’evoluzione tattica del centrocampista moderno, a cui non si chiede di essere solo più profondo, ma più «ampio». Ozil, appunto. Wenger ne era rimasto stregato durante gli Europei quando, da commentatore tv, lo aveva seguito dal vivo. Contro il Napoli (che, invece, non ha potuto impiegare il suo uomo-schema, Higuain) Wenger ha realizzato un capolavoro tattico, fatto di intelligenza e furbizia: ha schierato il 4-2-3-1 inserendo cinque centrocampisti centrali e neanche un esterno. Ha piazzato al centro dell’attacco Giroud, cioè un centravanti forte in area ma meno bravo in fase di costruzione. In questo modo, Wenger ha spinto Benitez ad alzare la difesa, per portare fuori Giroud, ma esponendo il Napoli a una maggiore vulnerabilità sulle fasce. Un pericolo non avvertito all’inizio: la presenza di cinque centrocampisti centrali era un chiaro invito agli azzurri a stringersi, per chiudere ogni accesso centrale, ma a quel punto Ozil, come un «falso sette», ha guidato l’assalto ai fianchi del Napoli, seguito come un commando dai compagni di reparto, da Flamini a Ramsey a Rosicky, con sovrapposizioni continue in zone non previste, almeno con quella frequenza. Nelle azioni dei gol si sono contati anche cinque inglesi sulla fascia destra. Britos è dovuto spesso uscire, in soccorso di Zuniga, col risultato di sbriciolare il muro difensivo. Il cinquanta per cento dei palloni giocati dall’Arsenal sono passati dal lato di Zuniga e solo il 25 dal centro, cioè dalla porzione di campo da cui il Napoli si attendeva, forse, la maggiore spinta. In definitiva, l’Arsenal ha sorpreso in avvio gli avversari aggirandoli ai lati, proprio perché non aveva i giocatori che uno si aspetterebbe per un compito simile: gli esterni.
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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