«Non ci dobbiamo arrendere, ma avere una strategia. La mia vita è stata sempre una strategia. C’è la crisi, ok, ma spesso i fondi europei non sono utilizzati bene. Le nostre palestre sono paragonabili all’isola di Lampedusa. Arrivano ragazzi in difficoltà con problemi di ogni tipo. E che facciamo li ributtiamo in acqua?». Efficace come un ippon il discorso di Gianni Maddaloni al Social Inclusion Congress di Lisbona, organizzato dalla federazione europea di Judo e al quale hanno preso parte relatori da tutto il continente per rappresentare le difficoltà dei loro paesi relativi alle problematiche giovanili. E così si evidenzia che in Svezia l’alcolismo è una piaga, in Olanda gran parte della gioventù ha problemi di tossicodipendenza, in Francia e Portogallo le periferie sono polveriere né più né meno di quanto avviene in Italia. «È stata un’esperienza fantastica che ha messo insieme professionisti di tutta Europa, ognuno pronto a raccontare le difficoltà del paese di provenienza e come queste vengono affrontate».
Il relatore Gianni Maddaloni ha raccontato al consesso internazionale della sua Scampia. Quella che collabora con il tribunale dei minori per l’affidamento dei giovani in transito al Centro di prima accoglienza dove il giovane attende di sapere se prima del processo dovrà affrontare una detenzione in carcere. Ragazzo che sarà seguito indipendentemente dalla sua sorte. Oppure le lezioni di judo nelle scuole elementari perché «bisogna far capire loro da piccoli cosa è giusto e cosa è sbagliato». E infine la famiglia gratis in palestra che diventa anche ambulatorio di prevenzione oncologica in collaborazione con gli specialisti del Pascale. «Quello che vogliamo dimostrare – dice Maddaloni – è che, in un quartiere difficile come il nostro, c’è anche dell’altro ed ai valori negativi si possono contrapporre quelli positivi. A Lisbona abbiamo mostrato tutto questo con video, racconti, risultati agonistici, riscuotendo grandissimi apprezzamenti». Dal congresso portoghese anche idee legate all’inclusione del judoka nel mondo del lavoro, come avviene in Francia, oppure le problematiche di paesi ricchi come Olanda e Svezia dove il disagio giovanile è rappresentato in massima parte da tossicodipendenza e alcolismo.
Sabato 1 dicembre sarà vissuto un altro momento topico della battaglia sommersa alla criminalità, vale a dire quella combattuta con messaggi non eclatanti ma piccoli, costanti e quotidiani. Accanto alla targa di don Peppe Diana, nel piazzale antistante la Star Judo sarà svelata un’altra targa dedicata alla memoria dell’ingegnere salernitano vittima della ’ndrangheta Gennaro Musella al quale la palestra di Gianni Maddaloni sarà intitolata. Una iniziativa adottata in collaborazione con Adriana Musella, presidente di Riferimenti, Coordinamento nazionale antimafia «perché – scrive la Musella nel messaggio inviato al maestro napoletano – la palestra è diventata un punto di riferimento nella lotta alla criminalità facendo dello sport un valido strumento di prevenzione». Alle 10, saranno presenti inoltre il Prefetto di Napoli Francesco Musolino, il sindaco Luigi De Magistris, il presidente della Commissione regionale anticamorra Gianfranco Valiante, l’ex procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore. Dopo la cerimonia è previsto un convegno sull’argomento con la partecipazione delle scuole del territorio nel vicino auditorium di Scampia.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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