Otto minuti di blackout nel finale della partita, così il Napoli ha visto sfumare la vittoria sulla Juve e non è riuscito ad avvicinarsi al vertice della classifica. Per un’ora gli azzurri hanno dominato, con il gol di Hamsik e la doppietta di Pandev avevano avviato la risalita e bissato la formidabile prestazione offerta contro il City in Champions. Ma hanno ceduto alla distanza perché evidentemente il cumulo di partite logora la squadra, che non ha in tutti i ruoli adeguati ricambi. E pensare che il Napoli era riuscito a «nascondere» l’assenza di Cavani, infortunato, grazie ad Hamsik, utilizzato in più ruoli da Mazzarri, e allo scatenato ex interista. Al San Paolo si sono visti sei gol ma il Napoli non ha sorriso, chiudendo il mese di novembre senza vittorie in campionato.
Ostile e ironica è stata l’accoglienza riservata alla Juve: un vetro del pullman infranto a pochi metri dallo stadio e dall’altoparlante ecco «’O sole mio» per ricordare le polemiche bianconere sul rinvio della partita dopo il nubifragio del 6 novembre. Il Napoli non ha avuto alcun timore davanti alla capolista. Caricato al massimo nonostante la forzata rinuncia a Cavani, l’ha aggredita. Perfetti gli azzurri nel primo tempo. Hanno pressato con intensità, non hanno dato respiro a Pirlo e hanno attaccato sui lati. Lavezzi è stato abile a procurarsi subito un rigore, costringendo l’ex campione del mondo al fallo. Hamsik ha segnato, però l’arbitro ha fatto ripetere perché in area erano entrati il Pocho e Inler. Tornato sul dischetto, Marek ha calciato alto. Ma non si è smontato, anzi questo errore ha dato ulteriore carica allo slovacco e ai suoi compagni. L’assalto del Napoli è stato coordinato con l’insolito tridente che vedeva Pandev a destra, Hamsik prima punta (peraltro con il compito supplementare di dedicarsi in fase difensiva alla marcatura di Pirlo) e Lavezzi molto largo a sinistra. Irresistibile il Pocho, dal suo piede partiva il cross sul secondo palo, erroneamente deviato da Bonucci al centro dell’area, dove Hamsik colpiva di testa, a un passo da Buffon. In campo si vedeva soltanto il Napoli: tenace e bene organizzato, copriva tutti gli spazi. Vivace Pandev, che regalava al San Paolo il suo primo gol in azzurro a capo di una convulsa azione in area: una serie di rimpalli, rimbalzo dal piede di Hamsik a quello del macedone, che raddoppiava con una fiondata sul secondo palo di Buffon, basito di fronte a tanta effervescenza delle punte di Mazzarri.
La Juve si è rimessa in carreggiata in apertura di ripresa: dalla destra Vidal, mentre Vucinic attirava Campagnaro, ha lanciato per Matri, libero di colpire a pochi passi da De Sanctis. Conte ha modificato l’assetto e ha formato il tridente con Vucinic, Matri ed Estigarribia, quindi il Napoli è passato a difendere con quattro uomini, cercando di sfruttare il contropiede, la sua arma indiscussa. Che veniva attivata dallo straordinario Maggio: percorreva tutto l’out destro, metteva il pallone al centro, dove Pandev – pochi secondi prima di essere sostituito da Santana – stoppava la palla e calciava di sinistro, senza essere contrastato da Bonucci. Ma la Juve dai sette spiriti era là, in agguato. Quattro minuti dopo la seconda rete di Pandev c’era il gol di Estigarribia. Azione simile a quella dell’1-0, dal lato destro non presidiato da Aronica (stanco e poi sostituito da Fernandez) il cross di Vucinic, pallone deviato da Matri per il compagno, anch’egli solo davanti a De Sanctis. La Juve completava a 10′ dalla fine la rimonta con Pepe, approfittando degli ampi spazi tra centrocampo e difesa del Napoli: palla persa da Gargano, un agevole inserimento e un po’ di fortuna (l’involontario tocco di Fernandez), ecco il 3-3. Nel finale, spazio agli ex azzurri Pazienza e Quagliarella. E quanti fischi, soprattutto per l’attaccante di Castellammare di Stabia, etichettato traditore da queste parti. Alla fine, a cantare «Oj vita» mia erano gli ottocento juventini. Il sapore della beffa.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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