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La favola di Lorenzo. Quel cartellino costato 1500 euro…

Ma voi, con millecinquecento euro, cosa comprereste? Ci vuole naso, un occhio allenato e pure un pizzico di buona sorte, ovviamente: però quando Giuseppe Santoro notò Lorenzo Insigne nello stage estivo con il Sant’Antimo, puntò dritto al cuore del problema e senza perplessità chiese di prendere con sé quel ragazzino tutto finte. I numeri già c’erano ma quando si acquista un giovanotto bisogna sempre volare molto bassi e rispettare il fair play finanziario che a quei livelli viene applicato da sempre: lo slancio per scavalcare ogni ritrosia furono 1500 euro, quanto un’utilitaria usata di circa sette anni fa, o una vacanza in club vacanze all’estero. Ipotesi senza futuro.

L’ESORDIO AZZURRO – Gennaio 2010, succede tutto nel breve volgere di qualche settimana: il 24 a Livorno, gran gol di Maggio, raddoppio di Cigarini per infiocchettare la partita e concedere la possibilità a Mazzarri di esporsi, lanciando nel mischione, nei minuti finali, Lorenzo Insigne, che intanto era già stato promesso alla Cavese dietro le insistenze di Peppino Pavone, ma con la garanzia di averlo per il Viareggio, dov’era impegnata la primavera azzurra. Non fu un semestre indimenticabile per l’attaccante, che giocò poco (dieci presenze) e segnò nulla.

L’ESPLOSIONE – A volte ci vuole poco per sbloccarsi e diventare qualcuno: può bastare, per esempio, incrociare Zdenek Zeman, che sa come cambiarti la vita. Insigne approda a Foggia, in Prima Divisione, perché Pavone continua a ritenerlo utile, soprattutto nel 4-3-3 alla «boemo»: stavolta sono trentatré gare e anche diciannove reti, con i play-off che sfuggono di mano alla penultima giornata, in una rocambolesca sfida a Benevento. Ma ormai s’è (quasi) capito tutto. Sta nascendo una stellina o forse è già nata, perché in quella stagione (s)fortunata si intravede parecchio del suo sostanzioso bagagliaio tecnico.

LA CONFERMA – Poi si sa, nel calcio le diffidenze resistono: e allora, affinché, si potesse sgomberare il campo da ogni dubbio, Lorenzo il «magnifico» decide di affidari ancora a Zeman, di continuare nel suo programma di crescita attraverso uno stage prolungato con un maestro di tagli, diagonali, aggressione dello spazio e variazini offensive. Il Pescara torna in serie A e quel genietto è capace di sistemare diciotto autografi nel corso delle sue trentasette partite. Unico rimpianto: aveva ricevuto in promessa, dal presidente Sebastiani, nel caso fosse arivato a quota venti, una Porsche. Volendo, la comprerà con il rinnovo del contratto: fino al 2017 con il Napoli, con adeguamento vero.

 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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