Crede abbia fondamento il j’accuse della famiglia sulle carenze nella gestione dell’ordine pubblico in quel pomeriggio? «Sono di parere diverso. Non va dimenticato che il responsabile della sparatoria è stato subito individuato e catturato. Questo è un risultato che porterà a dare giustizia alla vittima di questa vicenda. Non ci sarà di certo impunità per questo omicidio».
Davvero è convinto che quel giorno a Roma sia stato fatto di tutto per prevenire incidenti e scontri? «Vennero impiegati 1486 uomini e oltre 900 steward. Il punto è che una persona, in compagnia di pochi altri, si è spostata nella zona di Tor di Quinto provocando un evento imprevedibile ed imprevisto».
Non c’era da presidiare meglio l’area di Tor di Quinto? «In quella zona non erano previsti assembramenti. Nelle varie aree di accesso allo stadio, c’era un alto sforzo di controllo delle forze dell’ordine. Da Tor di Quinto, non distante dalla curva nord dove era smistata la tifoseria napoletana, il transito era considerato tranquillo. Purtroppo, si è sviluppata una vicenda in condizioni uniche e particolari».
Che intende dire? «Che non si configurava alcuna presenza di gruppi organizzati da quelle parti. Si è trattato di un evento del tutto imprevedibile, sulla cui ricostruzione ormai si sa quasi tutto».
Crede che questore e prefetto di Roma non abbiano nulla da rimproverarsi? «Non credo che questore e prefetto di Roma siano responsabili per quello che è accaduto: era imponderabile che ci fosse una persona armata e disposta a sparare».
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