Per un napoletano giocare al San Paolo non è mai banale, una cosa come le altre. Purtroppo, nel calcio moderno, è sempre più una rarità vedere calciatori difendere i colori della propria città. La moda degli oriundi ha reso difficile ciò nelle nazionali, figuriamoci nei club. Ma tornare a giocare da avversario nella propria città regala sempre qualche emozione. Eppure mentre per un milanese, un torinese, un fiorentino o un bolognese tornare da avversario nello stadio della sua città è qualcosa di particolare, che al massimo riempie qualche spazio televisivo o qualche battuta di un articolo di giornale, il vero conflitto interiore riguarda soprattutto i calciatori napoletani. Parliamoci chiaro, e non me ne vogliano gli abitanti di altre città, ma il rapporto di amore-odio che lega un napoletano con Napoli è quasi un unicum nel panorama italiano.
Tornare a Napoli per un calciatore napoletano è sempre speciale. Certo, c’è chi lo vive in maniera più soft e chi invece ha una sorta di tormento interiore. Un po’ come tutti quegli emigranti che vanno fuori per lavoro, magari si lamentano che a Napoli le cose non funzionano, che c’è traffico, e che “da loro è diverso”, ma poi, inesorabilmente, hanno un groppo in gola nel momento in cui rimettono piede a Napoli.
Qualcosa di simile, sono certo, accade anche ai calciatori napoletani che calcano da avversari il terreno di gioco. In tema di Napoli-Udinese è arcinota l’assenza di Antonio Di Natale. Non giocherà neanche quest’anno, ufficialmente perché squalificato. Ma si sa che i maligni ci sono sempre, e la dietrologia è uno dei tanti sport nazionali italiano. Ecco quindi che le illazioni portano a fare 2+2 e a ritenere “sospetto” il forfait di Di Natale.
Parliamoci chiaro, più dietrologia che altro. Una dietrologia che però è indicativa di come il rapporto napoletano-Napoli sia visto in modo particolare anche nel mondo del calcio. D’altronde poi Di Natale ha anche fatto bene quando a Udine ha affrontato gli azzurri, segnando diverse volte, anche gol decisivi. Ma che ci volete fare, il destino evita a Totò l’onore (e l’onere) della presenza al San Paolo (come accaduto anche nella recente gara di Coppa Italia).
Che ci volete fare, essere napoletano è come un’etichetta incancellabile che ti marchierà nel bene e nel male, qualsiasi scelta prenderai. Se non giochi sarai il napoletano che non gioca a Napoli. Se segni sarai il Napoletano che ha segnato al Napoli. Un marchio, torno a ripeterlo.
Chiedete anche a Quagliarella che recentemente ha fatto male a Napoli col suo Torino (tra le altre cose anche un bellissimo gol). Certo, il suo è stato un rapporto di amore e soprattutto odio (per come si è concluso). Oppure chiedete ai vari Sardo, Mirante, Nocerino, Palladino, Floro Flores, tutti con alle spalle diverse gioie e delusioni maturate proprio contro il Napoli (alcuni come Sardo vere e proprie bestie nere). Senza dimenticare tutti quei napoletani che un giorno sognano di calcare quel terreno, con la maglia azzurra.
Insomma, Di Natale, e le polemiche che hanno accompagnato l’ennesima mancata presenza contro il Napoli sono solo l’ulteriore dimostrazione di come, anche nel calcio, la napoletanità ti condiziona sempre, nel bene o nel male. E che soprattutto condiziona le tue scelte, ciò che vorresti e ciò che effettivamente fai. Sta a te decidere se questa tua napoletanità devi viverla come un limite, un freno o un valore aggiunto.
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