Sorridente. Soddisfatto. Felice. Sì, è su di giri Federico Fernandez, il ragazzone che dall’Argentina sta “urlando” al Napoli di non andare a cercare altrove nuovi difensori e di dare, invece, più spazio e più fiducia a chi c’è già. A lui, cioé. A lui che, titolare della Seleccion, dopo il largo successo sul povero Ecuador, è stato celebrato dai media sudamericani alla pari di Messi e di Higuain, di Aguero e Di Maria. Addirittura l’hanno paragonato a Luis Josè Brown, la “Tata” dell’Argentina di Diego Maradona che vinse il Mondiale in Messico nell’86. «E’ da quel tempo – hanno detto e scritto a Buenos Aires – che la Nazionale non aveva uno stopper così implacabile e autorevole». Ecco perché ha il diritto d’essere orgoglioso il “nino bonito” del ct. Intanto, però, il “pupillo” di Sabella è rincorso anche da un destino strano. Quasi una doppia vita: titolare di una delle Nazionali più apprezzate al mondo, infatti, e poi, invece, difensore di seconda fila a Napoli; strafelice in campo con la mitica “camiseta” e zitto e muto in panchina con la maglia azzurra. Una di quelle contraddizioni del pallone alla quale Fernandez vorrebbe metter fine nella prossima stagione. E come se non diventando anche difensore di fiducia di Mazzarri? Gli vanno strette, infatti, quelle sedici presenze in campionato, solo nove delle quali dal primo minuto. Tant’è che non gli danno conforto più di tanto quei due gol fatti al Bayern in Champions, anche perché servirono solo a mitigare una sconfitta che altrimenti sarebbe stata ancor più amara.
EL FLACO – Chiaro, forte, deciso, dunque, il messaggio che El Flaco lancia dalle qualificazioni sudamericane al prossimo Mondiale. Anche se, sa bene il giovanotto argentino che quando a luglio ricomincerà col Napoli dovrà misurarsi con un disegno tattico diverso da quello che porta in campo la sua Nazionale. Sabella, infatti, non rinuncia mai alla difesa a quattro e in quella difesa Fernandez gioca da centrale; Mazzarri, invece, mai rinuncerà alla difesa a tre e questo vuol dire altri spazi, altri movimenti. Insomma, non è la stessa cosa, come sa bene proprio l’argentino che a Napoli ha regalato solide certezze quando ha giocato “in mezzo” ed evidenti imbarazzi, invece, quando è stato costretto a rincorrere l’avversario dalle parti della riga laterale. Come dire: l’Argentina esalta le sue doti di difesa, il Napoli, invece, le mette a dura prova. Intendiamoci, nulla vieta che Fernandez non possa migliorarsi e magari completarsi, ma intanto patisce qualche sofferenza. Ed è questa, forse, la spiegazione della sua “doppia vita”; ovvero: del suo essere titolare in Nazionale e riserva in maglia azzurra. Almeno sino a ieri, si capisce. Perché non bisogna dimenticare che l’argentino è a Napoli e in Italia da un anno solamente. Quanto è bastato, però, perché l’erede di Luis Brown trovasse anche nuovi estimatori. Preso dall’Estudiantes e pagato solo tre milioni, infatti, Fernandez già piace a più d’un club. Tra questi l’Atalanta, dove c’è l’occhio attento ed esperto di Marino. Ma di lui l’ex dg azzurro e il presidente De Laurentiis non hanno mai parlato seriamente. E forse mai ne parleranno perché il Napoli sembra non avere alcuna intenzione di mettere sul mercato il suo giovane stopper (è nato nel febbraio dell’89). Convinzione ancor più forte dopo l’ultima prestazione di Fernandez in Nazionale.
Insomma, sussurri di mercato e basta tra due club che sino ad ora hanno avuto soltanto rari momenti di contatto. Il primo a gennaio scorso, quando il Napoli chiese notizie di Manolo Gabbiadini, attaccante classe 1991; l’ultimo non più d’un mese fa, quando l’attenzione azzurra si posò su Federico Peluso, rodato mancino di difesa. Ma Napoli e Atalanta presto s’incontreranno. Dovranno incontrarsi, anche perché dovranno discutere di Luca Cigarini, l’azzurro in prestito alla squadra bergamasca. E proprio Cigarini – al quale l’Atalanta è molto interessata – potrebbe essere “moneta” di scambio assai importante per arrivare a quei due nerazzurri che Mazzarri tiene d’occhio.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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