Cos’è cambiato, rispetto a un mese fa? 29 gennaio, che nel calcio sta per l’altro ieri: un’ora e passa di gioco e tre reti che disorientano (pardon, tramortiscono). Ciò che resta del Napoli, in quel «Marassi» improvvisamente grigio, è la polvere delle rovine d’una difesa di cemento, un muro umano sgretolatosi ancora, di nuovo, per il ventiquattresimo gol in appena ventuno partite. La verità – raccontano – sta nel mezzo: ma cinque partite dopo, Marassi è un falso storico, un errore della natura, uno scarabocchio che va avanti da settembre scorso e che ora viene cancellato via. Il muro di Napoli rieccolo qua, quattrocentosettanta minuti di assoluta affidabilità, piccoli graffi per la paura – il colpo di testa di Pazzini, brrr… – e una sicurezza percettibile ad occhio nudo.
DUE ANNI FA – Tutto torna: perché due anni fa era già successo di verificare la solenne disponibilità di quei corazzieri al sacrificio, l’impermeabilità di una struttura al di sopra delle parti, quasi pure al di sopra di ogni concorrente. Accade, ma guarda un po’, proprio mentre il “generale inverno” entra nel vivo, tra dicembre e fine gennaio, e sono sei partite lasciate scivolare via come l’olio, anche se gli antagonisti non rappresentano il top della prolificità e il bavaglio va messo ad esseri normali, non a mostri sacri.
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