Un motivo ci sarà. Un motivo ci sarà se Mazzarri ha insistito su di loro, sui quei quattro ragazzi meno giovani dei giovani ragazzi del progetto verde, per la stragrande maggioranza delle 51 partite giocate dal Napoli nella stagione appena conclusa, e sempre e comunque in occasione delle sfide decisive. Coppa Italia compresa. Loro, quei quattro uomini, hanno lottato e stretto i denti, lavorato e sudato come matti, incassando applausi e critiche a tratti incomprensibili con la medesima serenità: Morgan De Sanctis, Paolo Cannavaro, Hugo Campagnaro e Totò Aronica, del resto, hanno le spalle larghe e forti. E oggi, hanno anche il sorriso di chi alla fine ha vinto.
LA CONCORRENZA – E allora, i quattro moschettieri della difesa. Titolarissimi di esperienza, fedelissimi del tecnico e innamorati dell’azzurro. Di certo prediletti per meriti conquistati sul campo. E se De Sanctis (35 anni) è il pilastro in mezzo ai pali, per Cannavaro (31), Campagnaro (32) e Aronica (34) s’è posto soltanto per un attimo di estive illusioni il problema della concorrenza con i rampanti Fernandez (23 anni), Britos (26) e Fideleff (22): molto validi i primi due, meno maturo il terzo, però comunque assolutamente dietro nella scala dei valori aggiunti rispetto ai tre titolari della difesa a tre. Per Fernandez e Britos ci saranno altre chance nella prossima stagione, per carità, e magari Fideleff andrà altrove a fare le ossa: nel frattempo, però, copertina a quei quattro. Meritata.
IL RINNOVO – Partenza con i primi due, in ordine di posizione in campo: De Sanctis, il portiere; Campagnaro, primo a destra del tris difensivo. Per loro, una cosa in comune: un contratto da rinnovare. Allo stato attuale, il loro rapporto con il Napoli finirà nel 2013, e ciò vuol dire che sono ufficialmente entrati in quel mondo chiamato scadenza: tra un anno saranno liberi, ma è categoricamente escluso che si arrivi a questo stadio. Sotto con i rinnovi, dunque: Campagnaro non ha ancora firmato nulla, ma la sua permanenza in azzurro è praticamente scontata. Diciamo novantanove possibilità su cento, giusto perché nel calcio c’è sempre una finestra da lasciare aperta al caso: un accordo sulla parola c’è già, e ciò significa che lui resterà da queste parti ancora per un po’. Più o meno uguale è la situazione di De Sanctis, un imprescindibile baluardo della squadra che del Napoli è innamorato come pochissimi altri: all’Olimpico ha pianto come un matto, a dirotto, lacrime tra le più romantiche (e nascoste) della serata. Lui, ormai, è azzurro dentro. E anche fuori: dopo la soddisfazione di andare al Mondiale con Lippi, ora andrà anche all’Europeo con Prandelli (insieme con Maggio).
I RINNOVATI – E ancora: Cannavaro, il capitano e la bandiera, e Aronica, palermitano tentato dal Palermo che alla fine ha scelto Napoli. Un po’ contorto come giro, quello di Totò? No semplicissimo: un anno fa disse chiaramente che avrebbe preferito anche la tribuna, in qualità di giocatore-tifoso, piuttosto che la cessione; e poi, a gennaio, ha declinato Genoa, Atalanta, Bologna e l’offerta di Zamparini di tornare a casa, pur di trovare un accordo di rinnovo con il club di De Laurentiis. Fatto: un anno più un altro. Di Cannavaro, beh, cosa dire: scelse il Napoli in B – rifiutando l’estero, la serie A e un ingaggio molto più cospicuo – perché proprio non ce la faceva più a starne senza, e dopo un percorso intenso e tenace, domenica ha alzato la Coppa Italia con la fascia al braccio. Unico capitano napoletano dopo Antonio Juliano. Una favola, la sua. Un lieto fine scritto con la mano del cuore: nessuno l’ha meritato più di lui.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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