Come una mitragliatrice inceppata. Cavani ha smarrito non solo la via del gol ma anche quella della porta avversaria. Il racconto dei numeri è quasi incredibile dovendo parlare del Matador, il bomber azzurro che si esaltava a suon di triplette e gol in sequenza. Negli ultimi cinque turni di campionato (478 minuti comprensivi di recuperi) Cavani non solo non ha mai segnato ma ha tirato nello specchio della porta avversaria solo tre volte. Un tentativo pericoloso ogni 159 minuti significa che passano partite intere senza che il portiere avversario sia minimamente impegnato dall’attaccante azzurro.
Il dato diventa ancora più preoccupante se, poi, si analizzano i numeri dei tiri totali, comprendendo cioè anche quelli finiti fuori dallo specchio della porta. In cinque gare e quasi otto ore di partite Cavani ha provato il tiro appena 13 volte, con una media di un tentativo ogni 37 minuti. Cavani non riesce più a tirare come prima, non ci prova non la stessa convinzione. E, regola elementare, se non si tira non si segna.
Impietoso il confronto con le statistiche precedenti all’inizio del lungo digiuno. Le statistiche erano splendide: un tiro ogni venti minuti, lo specchio della porta centrato almeno una volta per ogni tempo. E soprattutto gol, gol e ancora gol. Edinson Cavani fino al 2 febbraio era il cannibale dell’area di rigore (e zone limitrofe). Non solo entusiasmanti sgroppate a tutto campo, ma anche e soprattutto un’efficacia sotto porta da principe dei bomber. Ventisette gol realizzati provando e riprovando. Aggiungendo le coppe si arriva addirittura ad un tiro ogni 22 minuti, una media da bulimico dell’area di rigore (e zone limitrofe).
Che sia crisi soprattutto in campionato lo raccontano ancora una volta i numeri. Dall’inizio del mese orribile di febbraio (di regola quello in cui il Matador azzurro segna di meno) Cavani ha giocato anche una partita e mezza di Europa League nella sciagurata doppia sfida con il Viktoria Plzen. In totale 142 minuti in cui ha provato a segnare per 9 volte (un tiro ogni 15 minuti) trovando lo specchio della porta due volte (una volta ogni 71 minuti). Medie decisamente migliori di quelle delle partite contro Catania, Lazio, Sampdoria, Udinese e Juventus. Il segnale di un problema non solo personale: in Italia Cavani è ormai conosciuto, temuto e controllato in maniera spietata. Chi vuole disinnescarlo cerca di tenerlo lontano dalla propria trequarti e in questa fase il valore aggiunto dei continui recuperi del Matador diventano un handicap in più. Tanto lavoro per la squadra e pochissima concretezza in avanti. Poca convinzione e una condizione apppannata.
Il 2 febbraio il Napoli ha vinto 2-0 contro il Catania: a segno Hamsik e Cannavaro. Cavani non ha mai tirato nello specchio per tutti i 95’ minuti di gara. Zero tiri a segno anche nella gara contro la Lazio, dove ha segnato un altro difensore (Campagnaro). Quattro tiri totali e due nello specchio nello 0-0 contro la Samp; zero precisione contro l’Udinese (e ancora 0-0). Infine la storia del primo marzo. Cavani tira due volte in porta e solo una volta impegna Buffon. Stavolta segna Inler, un centrocampista.
Una cronistoria che spiega un altro elemento: Cavani non tira e non segna come prima, gli altri attaccanti però sono spariti da tempo. Pandev è a secco dal 7 ottobre ed ha segnato solo due gol; Insigne è fermo a quota quattro dal gennaio. Meglio per tutti se Cavani riprende a tirare. E a segnare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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