Per l’«affaire»della partita di calcio Rieti-Pomezia (1° giugno 1997) e del referto arbitrale falsificato, Elio Giulivi (ex presidente della Lega Nazionale Calcio Dilettanti), Pietro D’Elia (ex arbitro internazionale e designatore arbitrale), e l’arbitro salernitano Salvatore Marrazzo sono stati condannati a pagare 407mila euro per danno erariale arrecato al Coni.
Lo ha sentenziato la Corte dei conti della Campania che ha posto fine alla controversia di responsabilità contabile, che è stata oggetto anche di numerose inchieste penali conclusesi nel 2007 con il decreto di archiviazione per prescrizione del gip presso il tribunale di Roma.
Il processo davanti alla Corte dei conti, però, è autonomo rispetto a quello penale per cui il giudizio è proseguito ed ha potuto avere un esito diverso.
A causa dello scandalo del referto arbitrale modificato, il Coni dovette pagare due volte gli scommettitori perché la partita (campionato di eccellenza) era inserita nella schedina del Totogol. Dopo aver inizialmente pagato circa 150mila euro ai vincitori, il Coni dovette sborsare altri 150mila euro.
Il motivo? In un primo momento la partita era stata data vinta al Rieti (1-0) mentre doveva essere ritenuta nulla. Il Pomezia, infatti, dopo 5 espulsioni, era restato con 6 giocatori in campo e non poteva, per regolamento, continuare l’incontro. Il doppio referto arbitrale, insomma, influenzò il Totogol.
L’atto di citazione della Procura contabile napoletana di via Piedigrotta, risalente al 2000, aveva quantificato in 815mila euro il danno patrimoniale arrecato alla pubblica amministrazione.
La Corte dei conti, invece, ha ritenuto di attribuire ai tre convenuti la responsabilità solo per il 50% del danno erariale. Secondo la sentenza della magistratura contabile, il restante 50% del nocumento patrimoniale é addebitabile alle iniziative di altri soggetti, “molto probabilmente operanti ai vertici del Coni”. Ai 407mila euro dovranno essere aggiunti rivalutazione monetaria ed interessi.
Il verdetto della Corte dei conti é appellabile dinanzi alle sezioni giurisdizionali centrali di Roma e la presentazione dell’appello sospende l’esecuzione dell’efficacia della condanna di primo grado.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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