La Procura della Corte dei Conti indaga sui ricavi provenienti dall’utilizzo pubblicitario dello stadio San Paolo, si allungano ulteriormente i tempi per la chiusura della transazione economica tra il Comune e la società Calcio Napoli. Piove sul bagnato, e lo scenario è tutt’altro che incoraggiante: lo stadio non ha ancora ottenuto il certificato di agibilità per il prossimo campionato e per la Champions League e la squadra rischia di disputare a Palermo le gare casalinghe.
Il Comune di Napoli e la società sportiva Calcio Napoli non viaggiano di pari passo. E tutte le dichiarazioni (comuni) di intenti rese all’indomani dell’insediamento della giunta De Magistris (maggio 2011) si sono rivelate lettera morta. Rapporti difficili tra un ente pubblico chiamato a gestire mille emergenze ed una azienda privata che prosegue più spedita e ha necessità di produrre per fatturare e creare economia. La premessa era necessaria per spiegare l’evoluzione (difficile) dei rapporti tra i due enti, gli intoppi burocratici e, ultima, la farraginosa questione della transazione (il Comune reclama cinque milioni di fitti arretrati per il San Paolo, il Napoli detrae tutte le spese di gestione ordinaria e straordinaria anticipate da de Laurentiis) firmata da sindaco e presidente a ottobre scorso e mai portata ad esecuzione. Un dare e avere che, una volta stabilito, avrebbe snellito ogni procedura, avrebbe dato un iter lineare e più spedito a tutta la mole di spese ulteriori di cui lo stadio necessita. Da Palazzo San Giacomo è stata evidenziata la necessità di un chiarimento sulla gestione pubblicitaria: l’amministrazione ha chiesto di visionare tutto l’incartamento relativo ai contratti di gestione degli spazi dello stadio. Documenti che la società sportiva ha messo a disposizione dell’ente, comunicando le cifre relative ad ogni contratto. Per l’acquisizione materiale degli stessi, però, il Napoli avvertiva la necessità che i dirigenti comunali incaricati (che non sono sempre gli stessi) firmassero una clausola di riservatezza. Procedura normale per atti che non hanno un’evidenza pubblica. La firma non c’è stata, ma puntuale è arrivata la Corte dei Conti che probabilmente ora spulcerà gli atti e i ricavi derivanti dall’utilizzo dello stadio. L’indagine avrà i suoi tempi e probabilmente procrastinerà ulteriormente l’esecuzione effettiva della transazione.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
G.D.S.
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