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La Coppa è una porta sull’Europa

Al San Paolo si sfidano la settima e la quarta. In corsa per le semifinali tutte le big: in palio l’Europa League

È la Coppa Italia, ma sembra la Champions League: il Napoli e tutte le altre big della serie A hanno ripreso il gusto di voler vincere quella che era comunemente definita fino a qualche stagione fa «la coppetta». Non si diventerà ricchi ad alzare al cielo di Roma, nella finale dell’Olimpico, il trofeo tricolore ma per le casse di un club è comunque un ulteriore iniezione di milioni freschi. La Lega calcola tra i 2,8 e i 3 milioni di euro il premio complessivo che andrà a chi vince la Coppa Italia. Il meccanismo è simile a quello della Champions, solo con premi per passaggi del turno assai più modesti. A questa cifra si aggiungono gli incassi ai botteghini delle gare (tutti vengono divisi in parti uguali tra la squadra che gioca in casa e quella in trasferta: per intenderci l’Inter stasera porta a casa la metà, al netto delle spese). Discorso a parte la finalissima: in quel caso le due finaliste si spartiscono il 45 per cento dell’incasso mentre il restante 10 per cento va alla Lega.
Insomma, a occhio e croce il Napoli potrebbe guadagnare dalla Tim Cup più o meno 5 milioni (stasera al San Paolo sono attesi oltre 40mila spettatori). La Rai, che detiene i diritti in chiaro, non distribuisce direttamente proventi ma determina l’ammontare del montepremi. Né soldi in più arriveranno al Napoli dai due sponsor principali, l’Acqua Lete e la Msc Crociere.
Il Napoli non è solo in questa corsa alla Coppa Italia: anche perché ai quarti di finale è arrivato il meglio, e se fosse il calendario del campionato parleremmo di partite-Champions, cominciando proprio dalla gara di questa sera a Fuorigrotta. Eccezion fatta per l’Udinese ci sono proprio tutte: le grandi squadre hanno scoperto che la «coppetta» dorata ha un corpo, e pure un’anima. Si sono finalmente accorte che la Coppa Italia è un trofeo, serio (dà anche un posto in Europa League) e non una scocciatura. Così Mazzarri e Ranieri la inseguono, senza per questo sentirsi umiliati. Che sia cambiato il vento per la vituperata Coppa Italia lo dimostrano proprio le scelte di questa sera dei due allenatori. Fino a poco tempo fa, andavano in campo le riserve, adesso invece è roba da titolari. Per la felicità, anche, della Rai che colleziona audience da record.
La Coppa Italia è diventata finalmente importante, e non soltanto per il Napoli, da quando si è scoperto che vincerla è piuttosto facile: gli azzurri, per esempio, possono ritrovarsi in finale dopo aver giocato appena quattro partite. Dopo aver eliminato il Cesena, dopo l’Inter in semifinale può ritrovarsi contro o Chievo o Siena. Insomma, una specie di autostrada del Sole fino all’Olimpico. Dove Mazzarri è già stato tre anni fa, con la Sampdoria che sfidò la Lazio.
Siccome questo trofeo costa, dopo tutto, poca fatica, la voglia di vincerlo è molto grande, perché buone sono le possibilità di riuscirci. E siccome il Napoli e il suo presidente De Laurentiis hanno una fame ormai atavica di vittorie (l’unico trofeo vinto dal patron è la Coppa Intertoto, l’ex preliminare della Coppa Uefa: praticamente una patacca) la Coppa Italia sembra decisamente alla portata del club azzurro.
Il Napoli è arrivato l’ultima volta in semifinale nel 1996 (eliminò ai rigori al San Paolo proprio i nerazzurri e poi perse la finale col Vicenza). In precedenze nel 1989 (eliminò il Pisa e poi perse contro la Sampdoria) e nella trionfante cavalcata dell’edizione 1987 (battè il Cagliari e poi si impose facilmente contro l’Atalanta nella doppia finale).
Ma il Napoli, in Coppa Italia, ha tanti bei ricordi. Per esempio proprio nel 1987 ha centrato l’accoppiata scudetto-Coppa (in precedenza c’era riuscito solo il Torino nel ’43 e la Juventus nel 1960 e dopo è capitato solo altre cinque volte). Ed ha un record assoluto: gli azzurri nel 1987 si aggiudicarono il trofeo vincendo tutte le tredici gare disputate (allora si cominciava a giocare ad agosto e non a gennaio). Impresa poi eguagliata dalla Fiorentina nel 1996 e dall’Inter nel 2010, ma con un numero inferiore di gare disputate. Inoltre lo stesso Napoli (nel 1962) è l’unica società ad aver vinto la competizione non militando in massima serie: giocava in serie B ed era guidato da Bruno Pesaola.
Per non rimanere a zero titoli, grandi e piccini corrono così dietro alla Coppa che nessuno voleva. Un fastidio che adesso è diventato quasi un sogno.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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